I giudici del Tribunale di Milano hanno condannato Silvio Berlusconi e il fratello Paolo nell’ambito del processo che riguarda la vicenda dell’intercettazione della telefonata tra Fassino e Consorte, quella famosa telefonata in cui il primo dice al secondo: «Abbiamo una banca?». All’epoca della pubblicazione su Il Giornale, l’intercettazione era ancora coperta da segreto istruttorio. All’ex presidente del Consiglio è stato dato un anno di reclusione per rivelazione di segreto d’ufficio, in concorso con il fratello, al quale, invece, sono stati dai due anni e tre mesi. L’ex premier non ha subito alcuna pena accessoria, quale l’interdizione da pubblici uffici. Paolo Berlusconi è stato, poi, assolto per le accuse di ricettazione e millantato credito. Contestualmente, i giudici hanno disposto un risarcimento nei confronti del sindaco di Torino, Piero Fassino, all’epoca dei fatti segretario dei Ds, di 80mila euro. Fassino, in questo processo, si è costituito parte civile. Carlo Federico Grosso, legale del sindaco, aveva chiesto un milione di euro di danni. Piero Longo, legale dell’ex premier,si è detto, invece, dispiaciuto e costernato. Le prove a carico sarebbero secondo lui, del tutto insufficienti se non addirittura mancanti.