Una falla in una tubazione dell’impianto Topping, nella raffineria Eni di Gela, in Sicilia, ha fatto scattare oggi l’emergenza ambientale. Il greggio si è prima riversato sul canale di scarico dell’acqua marina utilizzata dalla fabbrica per raffreddare alcune apparecchiature e ha poi raggiunto la foce del fiume Gela, con il rischio che possa a breve inquinare il mare vicino. La situazione sembra però essere sotto controllo, soprattutto dopo che sono entrate in azione le imbarcazioni antinquinamento della Capitaneria di porto che hanno impedito al petrolio di espandersi ulteriormente. Desta però ancora qualche preoccupazione la parte di greggio che era già stata trascinata dalla corrente prima dell’intervento dei mezzi. Il procuratore della Repubblica presso il tribunale di Gela, Lucia Lotti, ha comunque disposto il sequestro dell’impianto Topping “per esigenze probatorie e di cautela”, mentre il presidente della Regione Sicilia, Rosario Crocetta, ha scritto in una nota che questo episodio “obbliga il governo della Regione ad elevare il livello di soglia dei controlli da effettuare in quei siti”, dove “bisogna organizzare in loco task force specifiche composte da Arpa, Genio civile, Asp e uffici ambientali delle province, per esercitare un’azione continua e costante di controllo. Da tempo, per Gela, sono state concesse le autorizzazioni ambientali, regionali e nazionali, necessarie per rafforzare la sicurezza degli impianti”. Dall’altra parte, invece, “i gruppi industriali petroliferi dovrebbero cominciare a dirci con chiarezza cosa intendono fare rispetto a impianti che hanno bisogno di tanti investimenti e manutenzioni straordinarie, per renderli compatibili con il rispetto dell’ambiente e la sicurezza e la salute dei cittadini”.