PAPA FRANCESCO/ Omelia di Santa Marta: i malati terminali non sono un caso di morale
Anche la preghiera di chi si lamenta viene ascoltata da Dio. L'omelia di oggi di Papa Francesco ha parlato anche dei casi di malati terminali e bambini morti per la fame

Prendendo spunto dalle letture di oggi durante la messa all’istituto Santa Marta, papa Francesco ha toccato il tema dei malati terminali e di quanti pur non essendo in tali gravi condizioni fisiche desiderano ugualmente morire. La prima lettura di oggi era quella di Tobi e Sara. Il primo, diventato cieco, prega il Signore che gli prenda la vita: “meglio morire che vedermi davanti questa grande angoscia” dice. Sara, dopo aver perso sette mariti prima che si unissero a lei, invoca anch’essa da Dio la morte. Per il Papa, questi due casi non rappresentano delle bestemmie pur nella loro invocazione della morte: la loro è una preghiera e in certe situazioni, ha detto, lamentarsi davanti a Dio per le proprie disgrazie non è peccato, ma quasi una preghiera. “Anche Giobbe e il profeta Geremia hanno maledetto il giorno in cui sono venuti al mondo. E Il Signore sente, ascolta i nostri lamenti” ha detto Bergoglio. Quindi, portando tutto ai nostri giorni, il papa ha fatto tre esempi: i bambini vittime delle carestie e della fame, i profughi della Siria, i malati terminali negli ospedali. Davanti a questi esempi ha detto come quanto di più lontano dal Vangelo sia avere davanti a questi casi un approccio da indagine statistica, facendone un caso morale. “A me non fa piacere quando si parla di queste situazioni in maniera tanto accademica e non umana, alle volte con le statistiche … ma soltanto lì” ha spiegato. Davanti a chi soffre la prima cosa da fare è quello che dice Gesù: pregare per loro. Non con le idee ma con il cuore, perché la preghiera arriva sempre al cuore di Dio.
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