Oggi, 6 giugno, la Chiesa Cattolica celebra la memoria di San Gerardo dei Tintori, vissuto in Lombardia tra il XII e il XIII secolo. Secondo le fonti, san Gerardo nacque a Monza in una data compresa tra il 1134 e il 1140, in seno a un’agiata famiglia. Il cognome indica, con grande probabilità, la professione degli antenati di san Gerardo: tintori di stoffe. Le fonti sono discordi sulla data precisa della sua nascita, quel che è certo è che negli anni ’70 del XII secolo il padre di Gerardo morì, lasciandolo erede di un cospicuo patrimonio. San Gerardo, impressionato dall’estrema povertà di vaste fasce della popolazione di Monza, utilizzò gran parte del patrimonio ereditato dal padre per fondare un ospedale e dare così assistenza a poveri e malati. Secondo alcuni storici, la casa di San Gerardo divenne il nucleo originario dell’ospedale. Quel che è certo è che l’ospedale si trovava sulla riva sinistra del fiume Lambro, nei pressi di un ponte che è stato dedicato al santo.
La prima testimonianza scritta dell’esistenza dell’ospedale risale al 1174. In quell’anno infatti venne redatto un atto notarile in cui san Gerardo, il Comune di Monza e il capitolo della cattedrale definiscono lo status dell’ospedale, che venne formalmente posto sotto la direzione delle autorità religiose ma, di fatto, manteneva una grande autonomia. Il Comune di Monza, dal canto suo, garantiva tutela giuridica all’ospedale. San Gerardo operava personalmente all’interno dell’ospedale, in cui prestavano servizio numerosi conversi monzesi (laici che vivevano piamente a fianco dei monaci, senza però aver formalmente preso i voti religiosi). San Gerardo manteneva il suo ruolo direttivo tra i conversi dell’ospedale, ricoprendo la carica di “ministro”. Dopo aver passato oltre trent’anni della sua vita dedicandosi alla cura e all’assistenza degli ultimi, Gerardo si spense il 6 giugno del 1207, all’interno dell’ospedale da lui fondato e guidato. Il suo corpo venne sepolto all’interno della chiesa dedicata a Sant’Ambrogio, che divenne ben presto meta di numerosi pellegrinaggi.
Già mentre era in vita si attribuirono a san Gerardo numerosi miracoli. Una volta morto, chi aveva lavorato con lui curando i più umili iniziò a venerarne la memoria. Secondo il racconto dei suoi compagni nell’ospedale, san Gerardo li salvò dalla distruzione quando fermò una piena del fiume Lambro invocando il Salvatore e chiedendogli protezione per quel luogo e per la città di Monza. In un’altra occasione, quando l’ospedale era rimasto senza viveri a causa dello stato d’assedio di Monza – impegnata nella guerra contro l’imperatore Federico Barbarossa (sconfitto a Legnano nel 1176) – san Gerardo ne riempì miracolosamente le cantine di cibarie e vino, potendo così nutrire poveri e ammalati che avevano trovato riparo al suo interno. Un altro prodigio attribuito al santo è quello di aver promesso ciliegie ai canonici del Duomo se lo avessero lasciato trattenersi durante la notte in preghiera. Nonostante fosse dicembre inoltrato, i canonici che consentirono a san Gerardo di vegliare indisturbato in chiesa ricevettero un paniere colmo di ciliegie non appena si fece giorno.
Le autorità ecclesiastiche, giunte a conoscenza della fama di san Gerardo, lo beatificarono già nel 1230. Secondo alcune fonti, nel 1247 Gerardo venne proclamato santo. Nel 1583 san Carlo Borromeo, dopo accurate indagini, confermò la santità di san Gerardo, che venne ufficialmente inserito nell’elenco dei santi redatto dalla Chiesa Cattolica.
San Gerardo è patrono di Monza, città in cui ben tre chiese sono intitolate alla sua memoria: quella parrocchiale in cui sono conservati i suoi resti (detta “Al corpo”), quella di San Gerardino (nei pressi dell’antico ospedale in riva al Lambro) e la cappella dell’antico ospedale ottocentesco. L’ospedale che San Gerardo fondò in riva al Lambro continuò ad assistere gli ammalati sino alla metà del Settecento, quando gli Austriaci lo soppressero accorpandolo ad altri istituti di cura. Nel 1946 il Comune di Monza decise di intitolare a San Gerardo l’ospedale cittadino, fino ad allora dedicato al re d’Italia Umberto I.