È stato condannato a vent’anni di reclusione Gianfranco Bona, di 50 anni, titolare di una piccola azienda di trasporti accusato di aver ucciso, ad aprile dello scorso anno, l’amico farmacista Luigi Fontana, di 64, sposato con due figlie, avvelenandolo con un crodino al cianuro. Per lui l’accusa aveva chiesto l’ergastolo ma il pm, nel processo svoltosi con rito abbreviato, ha contestato la premeditazione e all’imputato sono state concesse le attenuanti generiche, come aveva chiesto il suo legale difensore, dal momento che è emerso che la vittima era solita concedere prestiti ad usura all’uomo. L’avvocato Andrea Benzi, in un’arringa tenutasi durante le udienze preliminari, aveva infatti sostenuto che il suo assistito avesse reagito “di fronte alle minacce, perché non riusciva a restituire i soldi” e “si è difeso, ha fatto del male sì, ha commesso un fatto sproporzionato ma adeguato al fatto ingiusto subito”. Per questo motivo si augurava che la “pena fosse commisurata” al fatto. L’omicida, durante un aperitivo con la vittima e con Francesco Bruno, magazziniere che lavorava per il farmacista, aveva versato del veleno nel bicchiere del primo e nel caffè del secondo che, accortosi subito dello strano sapore, era riuscito a salvarsi. Fontana invece rimase in coma dal 2 al 15 aprile e morì in ospedale dopo una lunga agonia.