SUSANNA TAMARO/ Quella volta che fui investita in bicicletta…

- La Redazione

La scrittrice Susanna Tamaro, interviene sul caso della giovane Beatrice, la 16enne uccisa mentre si trovava in bicicletta da un pirata della strada, raccontando la sua esperienza

mare_bici_tramonto_phixr Infophoto

La scrittrice Susanna Tamaro, interviene sul caso della giovane Beatrice Papetti, la 16enne uccisa mentre si trovava in bicicletta da un pirata della strada, con una lettera a Il Corriere della Sera. La Tamaro, facendo presente che in Italia girare in bici è molto più pericoloso che negli altri Paesi europei (non ci sono percorsi protetti, le condizioni delle strade e della segnaletica sono pessime, molta gente guida alterata da droga e alcol), racconta di essere una delle poche cicliste sopravvissute ad un impatto con un’automobile. «Il giorno in cui sono stata investita, da terra, ho visto la macchina del “pirata” allontanarsi, ero sicura che sarebbe scomparso. E invece dopo qualche metro si è fermato ed è tornato indietro. Era sotto shock e imprecava ferocemente. Mi sono così trovata, io ferita e sanguinante, nella situazione bizzarra di doverlo rassicurare». L’uomo, semplicemente, era stato accecato dal sole e non l’aveva vista. Fortunatamente, stava viaggiando ad una velocità moderata. Altrimenti la Tamaro non lo potrebbe raccontare. «Per evitare queste terribili tragedie, dovremmo tutti essere coscienti, nel momento in cui saliamo alla guida, delle conseguenze di ogni nostra leggerezza», spiega la scrittrice aggiungendo che, contestualmente, manca nei ciclisti, nei pedoni o in chi fa jogging quella cultura civica che imporrebbe, per esempio, di procedere in direzione opposta alle auto, o di rispettare la legge che prevede che le bici che circolano di notte e fuori città usino fanali e  catarifrangenti, oltre al giubbino catarifrangente per il ciclista. 







© RIPRODUZIONE RISERVATA

I commenti dei lettori