Le e-cig finiscono ancora nella bufera. Appena dieci giorni fa una ricerca francese sosteneva di aver rinvenuto “quantità significative di molecole cancerogene” nel vapore delle sigarette elettroniche utilizzate come campione, mentre oggi una nuova inchiesta del mensile “Salvagente” ha rivelato la presenza di metalli pesanti nei liquidi di trenta sigarette di produzione italiana. Nel rapporto dell’analisi, condotta dall’Università Federico II di Napoli, si legge che i metalli in questione sono “contaminanti naturali o di derivazione antropica, che oltre certe concentrazioni esercitano un’azione tossica sulla salute”. La rivista fa dunque un confronto: per quanto riguarda il piombo presente nel liquido delle e-cig, i livelli riscontrati sono superiori alla soglia fissata per legge per l’acqua, e ben dodici casi superano la concentrazione media nel sangue degli italiani. Nel caso dell’arsenico, invece, venti campioni esaminati sforano entrambi questi limiti. Proprio questo confronto è stato però uno degli aspetti maggiormente contestati dalle associazioni del fumo elettronico, secondo cui “le aziende associate rispettano la normativa vigente in Italia e lavorano con elevati standard di sicurezza e qualità”. Il Codacons, dopo aver appreso dell’inchiesta, ha fatto sapere che “il vero problema è l’assenza di una normativa che regolamenti il settore delle e-cigarettes e dei liquidi, nel quale regna il vero e proprio caos. In attesa di regole certe, il ministero della Salute e i Nas devono compiere analisi a tappeto su tutti i liquidi per sigarette elettroniche venduti in Italia, acquisendo i prodotti all’interno dei tanti punti vendita in franchising presenti sul territorio. Tutti i liquidi che possono rappresentare un pericolo per la salute devono essere ritirati dal commercio con effetto immediato, sulla base del principio di precauzione e a tutela dei consumatori”.