Suzanne Treussard in un lungo articolo sul sito del quotidiano inglese Daily Mail racconta la sua storia. Quella di una coppia di genitori che, saputo che il secondo figlio che aspettavano era colpito dalla sindrome di down, hanno deciso di abortire. La donna racconta nei minimi particolari quanto accaduto, tenuto segreto a tutti anche ai parenti più stretti, fino a oggi, dicendo anche di essere sempre stata sostanzialmente contraria all’aborto e di aver sempre rispettato chi nasce con un handicap, convinta che abbiano la possibilità di vivere dignitosamente. Ma quando questo è capitato a loro, dice, dopo aver pensato e discusso a lungo con il marito, ha deciso che la cosa migliore era abortire. Tra i motivi che cita, la mancanza di attenzione che inevitabilmente avrebbero dato alla prima figlia dovendosi occupare di un figlio con handicap. I medici inoltre avevano suggerito che il bambino poteva avere altri problemi fisici con difficoltà a sopravvivere. Che vita avrebbe potuto avere e quanto a lungo avrebbe vissuto comunque, si chiede la donna. Vengono anche citate le cifre che riguardano i casi di sindrome di down in Inghilterra: sono circa 750 casi all’anno, uno ogni mille, e il 92% delle coppie che scopre di aspettarne uno decide di abortire. La legge inglese sull’aborto poi permette di abortire un bambino con la sindrome di down. Ma la cosa più drammatica di questa storia è che, come racconta la donna, la coppia decise di fare nascere comunque il figlio: per vederlo, toccarlo e tenerlo tra le proprie braccia, dicono. Dopo un’ora passata con il bambino, le infermiere lo portarono via per terminare la sua soppressione.