Un bambino di 9 anni si rifiuta di vedere il padre violento dopo la separazione dalla madre, ma il tribunale lo impone. Tutti i sabati pomeriggio si ripete la stessa storia: la madre che cerca di convincerlo insieme alle assistenti sociali e il padre impassibile dietro al cancello, che assiste alla scena del bambino che scappa. Il piccolo vive con la madre in una casa popolare della periferia di Firenze. E dopo la separazione l’ex marito è sparito non dando neppure i 600 euro di alimenti, tanto che madre e figlio vivono con una pensione di invalidità. Una volta i carabinieri l’hanno dovuto cercare perché serviva anche la sua autorizzazione per un intervento chirurgico del bambino. L’uomo oggi risulta nullatenente e non è reperibile per l’anagrafe. Lui sostiene di essere senza lavoro, ma su Facebook risulta titolare di una società di eventi. La madre è stata picchiata in passato, le ha persino rotto due costole nel 2008. E adesso non ce la fa più: «Vivo nel terrore di quell’uomo — racconta la donna al Corriere della Sera che ha riportato la storia — Ogni volta che mi vede minaccia di uccidermi, di tagliarmi la gola o di portarmi via l’unica ragione della mia vita, mio figlio. Pensare che quando mi sono sposata, nel 2000 ero molto innamorata ma con il passare del tempo lui è diventato sempre più violento». Si sono separati poco dopo la nascita del bambino. «Dopo tutti questi anni di guerra sono davvero stanca — dice Cinzia, la madre — vorrei che quell’uomo ci lasciasse in pace. E vorrei che mio figlio non riversasse la sua rabbia su di me il sabato pomeriggio, dopo quegli incontri a cui viene costretto». Intanto l’avvocato Ignazio Virgilio, che assiste la donna, ha presentato un ricorso al tribunale: «I servizi sociali — scrive il legale — sono incapaci di attuare il fondamentale diritto del minore sancito dall’articolo 337 ter del codice civile che stabilisce che il figlio minore “ha il diritto di mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con ciascuno dei genitori, di ricevere cura, educazione e assistenza morale da entrambi”». Motivo che spinge l’avvocato a chiedere almeno la sostituzione degli assistenti sociali “che finiscono sempre con l’attribuire ogni responsabilità alla madre”. (Serena Marotta)