La prima lettera di San Paolo è stato lo spunto su cui oggi il Papa ha costruito la sua omelia quotidiana a Casa Santa Marta. Il cristiano è stato scelto, ha cominciato, spiegando che Dio ha scelto il suo popolo e lo ha accompagnato nel deserto e nella vita. La stessa cosa fa con noi: perché io sono cristiano e quell’altra persona no? E’ una grazia, ha detto Francesco, una grazia di amore. Fare memoria di questo è ciò che fa Paolo che ricorda di essere stato un persecutore. “Questa abitudine di fare memoria della nostra vita non è molto comune tra di noi. Dimentichiamo le cose, viviamo nel momento e poi dimentichiamo la storia. E ognuno di noi ha una storia: una storia di grazia, una storia di peccato, una storia di cammino, tante cose… E fa bene pregare con la nostra storia. Uno lo fa Paolo, che racconta un pezzo della sua storia ma in genere dice: ‘Lui mi ha scelto! Lui mi ha chiamato! Lui mi ha salvato! Lui è stato il mio compagno di cammino…'” ha poi detto. Fare memoria su di noi è dunque dare gloria a Dio, fare memoria dei nostri peccati dai quali Dio ci ha salvati. Paolo infatti si vanta di due cose soltanto: i suoi peccati e la grazia di Dio crocifisso: “Sono stato peccatore, ma Cristo Crocifisso mi ha salvato’ e si vantava di Cristo. Questa era la memoria di Paolo. Questa è la memoria che noi siamo invitati dallo stesso Gesù a fare”. Ha concluso ricordando che la nostra relazione con Dio non comincia il giorno del battesimo, lì essa è sigillata ha spiegato, ma comincia quando Dio ci ha guardato dall’eternità e ci ha scelto. Infine l’invito a pregare con il salmo 138: “Signore, tu mi scruti e mi conosci. Tu conosci quando mi siedo e quando mi alzo. Intendi da lontano i miei pensieri, osservi il mio cammino e il mio riposo”. “Questo è pregare, pregare è fare memoria davanti a Dio della nostra storia. Perché la nostra storia è la storia dell’amore suo verso di noi”.