Non so che idea i più abbiamo oggi dei barbari che, alla fine dell’Impero Romano, premevano ai suoi confini per poi sfondarli e invaderlo, decretandone la fine e dando inizio al medioevo: le invasioni barbariche, appunto. Sicuramente pochi sanno, però, che numerosi cittadini romani, prima che il loro Impero crollasse, andavano volontariamente ad abitare in mezzo a queste tribù cosiddette barbare, spesso semplicemente accampate in modo pacifico pochi chilometri fuori dai confini imperiali, e ne prendevano addirittura la cittadinanza. Perché? È semplice: non ne potevano più di pagare le tasse che in modo crescente, ingiusto e disordinato l’Impero faceva piombare sulle loro teste e sui loro redditi. Insomma, chi erano i veri barbari? La situazione ricorda molto quella odierna in casa nostra. L’impressione e soprattutto l’esperienza che tutti abbiamo è che oltre alle tasse propriamente dette, legate alla denuncia dei redditi, un profluvio di balzelli, imposte, tributi, pedaggi e gabelle piombi pressoché quotidianamente sulle nostre teste. Stiamo soffocando di tasse. La Tasi che ci scuciono in questi giorni è l’ennesima, vergognosa grassazione che uno Stato ormai barbaro e senza ritegno attua ai nostri danni. Ma due fatti della cronaca attuale ci aiutano a svelare altre forme arcane di tassazione perpetrate ai danni dei cittadini.
La prima notizia viene da Parma: un ragazzo di diciassette anni è stato tenuto fuori da scuola, un professionale di Stato, perché la madre indigente non ha potuto pagare il versamento di 130 euro richiesto dalla scuola. Se è vera la dichiarazione del preside, secondo il quale il versamento serve a pagare l’assicurazione per i ragazzi, si sfiora il comico o c’è qualcosa che non va nella polizza assicurativa! In tutti i casi un utente, in questo caso il ragazzo, ha il diritto di non essere assicurato, a suo rischio e pericolo. Ma in realtà tutti sappiamo cosa siano questi versamenti che stanno aumentando a vista d’occhio in tutte le scuole d’Italia e coprono i buchi dell’amministrazione sempre più squattrinata, ma ancora abbastanza allegra, del Ministero della Pubblica Istruzione.
L’altra notizia viene dalla provincia di Lecce dove due gemelli disabili, costretti a letto e a un respiratore, hanno dovuto minacciare di “staccare la spina” perché i genitori sono anche in questo caso tormentati dalle tasse (cartella di Equitalia di 1300 euro per i rifiuti e 3000 euro per la bolletta del gas) ed evidentemente non ce la fanno più.
Due casi limite di milioni di casi di ordinaria follia tassaiola, di uno Stato invadente, gravosissimo e barbaro nel non far distinzioni e richiedere quotidianamente denari ai suoi cittadini nelle forme più fantasiose e subdole: ad esempio, nel primo caso, quello della scuola, la stessa madre ha dichiarato di aver dovuto scegliere tra il versamento dei 130 euro e l’acquisto dei libri per il figlio, optando per i secondi: ma non sono una tassa anche la spesa enorme per i libri in uno Stato che continua a proclamare ipocritamente che l’istruzione è gratuita e garantita per tutti? E a fronte di questo prelievo continuo, quale percezione abbiamo dei servizi rilasciati dallo Stato? Meglio non rispondere. Da comuni cittadini l’impressione è che non ci sia via d’uscita. Ogni buona intenzione e ogni programma politico sembra infrangersi contro il muro solidissimo di un apparato burocratico e mastodontico che alimenta se stesso prosciugando la società. L’impero romano è crollato praticamente suicidandosi, speriamo di non dover attendere anche noi il crollo tragicomico di uno Stato che certo impero non è.