Milano, zona Solferino-San Marco alle nove di sera: dopo una pizza da Dry, il locale multifunzionale del gruppo di Andrea Berton, mi dirigo verso il garage e sbircio locali pienissimi e locali vuotissimi. E penso alle contraddizioni di questa città, che fra pochi giorni al Superstudio Più di via Tortona accoglierà i magnifici 300 produttori di Golosaria. Ad un tratto, in un piccolo negozio di cucina etnica leggo una frase di Ippocrate “Una malattia che non può essere curata con il cibo non può esserlo neanche con la medicina”. E mi viene in mente che questo pensare è stato una linea guida per tanti secoli, poi tutto s’è separato: il mangiare e la medicina, col paradosso che se mangi male poi ti curi coi farmaci. Anzi, c’è chi vorrebbe dimagrire assumendo farmaci, senza far la fatica di quella che è invece una conoscenza, e pure una tensione al gusto. La nostra Golosaria, che sarà la più bella di sempre, ricca di eventi, riflessioni, assaggi e incontri, ha scelto come tema “La vita come gusto il gusto come stile di vita” che potrebbe essere, insieme alla frase di Ippocrate, il manifesto di Amati!, il progetto dell’imprenditore Marzio Nocchi che insieme a dietologi, cuochi e professionisti vuol dimostrare come ci si cura mangiando. E per farlo, a Golosaria, allestirà il suo Papillarium, ovvero un locale innovativo, che poi nel 2015 aprirà le porte definitive a Milano, lanciando questa provocazione. Per questo a Golosaria accorrerà anche mister “leggerezza”, che è il vincitore di Masterchef, Federico Francesco Ferrero, che venerdì 14 e sabato 15 debutta a Milano al teatro Delfino, col suo spettacolo “In principio era… il brodo”. Domenica mattina sarà la volta delle colazioni, un divertente talk show con cinque personaggi che fanno vite diverse e saranno giudicati e bacchettati da una maestra di cucina e da un dietologo. Chi si salverà ? La giovane mamma, lo studente, il manager, lo sportivo o lo straniero ?. Non voglio spiegare il programma di Golosaria però: basta andare sul sito www.golosaria.it e subito viene la voglia di incontrare almeno un grappolo di giovani produttori di vino, fra i 100 presenti, o del cibo, fra i 200. Basta guardare cosa c’è fra le proposte della cucina di strada, dal kebab di razza bovina piemontese all’uovo da passeggio di Paolo Parisi, che sarà con gli amici di Amati (non a caso), per decidere di venire. O anche solo per le lezioni di barbecue, col maestro Gianfranco Lo Cascio. Golosaria è diversa da quella che si può intendere come la classica fiera. E lo è nella sua genesi.
Nacque nell’anno 2000, quando scoprii che alla presentazione della GuidaCritica&Golosa ai ristoranti (che dopo 23 anni, da quest’anno è già on line su IlGolosario.it) c’erano due mondi che si incontravano: gli artigiani e i ristoratori. Mancavano i consumatori, coi quali capire in quale direzione si dovesse andare. E fu Golosaria, alla Palazzina di caccia di Stupinigi. Poi, dal 2006, anno in cui ci lasciò il nostro socio onorario Bruno Lauzi, la manifestazione debuttò a Milano e da allora, per nove anni consecutivi si è consolidata qui. Ma il concetto rimane quello di sempre: fare incontrare persone. Una banalità, dirà qualcuno: lo fanno in tanti, anche i rave party. E invece no, perché incontrarsi su un tema e su un’attenzione fa fare dei passi. E Golosaria è un laboratorio di novità che debuttano proprio in questo contesto di particolare attenzione. Lo faranno quelli della Calabria con la confettura di Annona che è un frutto considerato antitumorale, lo faranno i ragazzi della Brianza che coltivano zafferano, oppure i 15 microbirrifici che debuttano a Golosaria. C’è una gelateria agricola, Ugolini, che aprirà col gelato fai da te in tutto il mondo; c’è il produttore di formaggio Salva che ha creato una linea per intolleranti, c’è il cioccolato che nasce in Amazzonia e ridà valore a quei popoli. E così via coi vini biologici. Insomma un mondo di creatività e di azione. E’ una prewiew dell’Expo? Un po’ si, anche nella scelta del tema, lo stile di vita, che significa conoscere, confrontarsi. Vi aspetto in tanti.