“La prima reazione è di sorpresa, perché l’aspetto negativo del documento che hanno prodotto è che sembra quasi che fosse già stato preparato prima dell’incontro del Comitato con la delegazione della Santa Sede”. A dirlo è mons. Silvano Maria Tomasi, osservatore permanente vaticano presso gli Uffici Onu a Ginevra, intervistato da Radio Vaticana. Commentando le osservazioni conclusive del Comitato Onu per i diritti del fanciullo presentate oggi, da cui emergono dure accuse al Vaticano sulla questione degli abusi su minori commessi da esponenti del clero, mons. Tomasi spiega che il documento “sembra quasi non essere aggiornato, tenendo conto di quello che in questi ultimi anni è stato fatto a livello di Santa Sede, con le misure prese direttamente dall’autorità dello Stato della Città del Vaticano e poi nei vari Paesi dalle singole Conferenze episcopali”. Ciò che manca in tali affermazioni, “alcune molto scorrette”, è quindi “la prospettiva corretta e aggiornata che ha visto in realtà una serie di cambiamenti per la protezione dei bambini che mi pare difficile di trovare, allo stesso livello di impegno, in altre istituzioni o addirittura in altri Stati”. Clicca qui per leggere la notizia
La Santa Sede ha da poco replicato alle accuse mosse oggi dall’Onu: “Secondo le particolari procedure previste per le parti della Convenzione – si legge in una nota – prende atto delle Osservazioni Conclusive sui propri Rapporti, le quali saranno sottoposte a minuziosi studi ed esami nel pieno rispetto della Convenzione nei differenti ambiti presentati dal Comitato secondo il diritto e la pratica internazionale come pure tenendo conto del pubblico dibattito interattivo con il Comitato svoltosi il 16 gennaio 2014”. Tuttavia, alla Santa Sede “rincresce di vedere in alcuni punti delle Osservazioni Conclusive un tentativo di interferire nell’insegnamento della Chiesa Cattolica sulla dignità della persona umana e nell’esercizio della libertà religiosa”. Poi la nota conclude: “La Santa Sede reitera il suo impegno a difesa e protezione dei diritti del fanciullo, in linea con i principi promossi dalla Convenzione sui Diritti del Fanciullo e secondo i valori morali e religiosi offerti dalla dottrina cattolica”.
Duro attacco nei confronti del Vaticano da parte della commissione Onu per i diritti dei minori. In un rapporto di sedici pagine, l’organismo delle Nazioni Unite chiede alla Santa Sede di rimuovere “immediatamente” dall’incarico chi ha commesso o chi è sospettato di abusi sessuali sui bambini. Il Comitato si è detto “profondamente preoccupato” per il fatto che la Santa Sede “non abbia riconosciuto la portata dei crimini commessi, non abbia adottato le misure necessarie per gestire i casi di abusi sessuali su minori e proteggere i bambini, e abbia adottato politiche e pratiche che hanno portato alla prosecuzione degli abusi e all’impunità dei colpevoli”. Inoltre, prosegue il testo, “per via di un codice del silenzio imposto a tutti i membri del clero pena la scomunica, casi di abusi sessuali su minori sono stati difficilmente denunciati alle autorità giudiziarie nei Paesi in cui sono stati compiuti i reati”. Tale documento non sembra però tener conto della dettagliata relazione, presentata il 16 gennaio scorso, in cui la Santa Sede aveva chiaramente ed esaurientemente reso nota la propria politica in fatto di abusi su minori, caratterizzata da alcuni punti imprescindibili tra cui “la difesa della dignità del bambino in tutte le sue dimensioni e sin dal concepimento, il rispetto e la promozione dei diritti della famiglia dove il bambino si sviluppa, il diritto all’educazione dei figli da parte dei genitori e alla libertà religiosa”. Lo stesso direttore della Sala Stampa vaticana, padre Lombardi, volle ricordare in una nota che “la drammatica problematica degli abusi sessuali su minori, vissuta nella comunità della Chiesa con indicibile sofferenza, è diventata banco di prova impegnativo della credibilità del suo impegno in favore dei fanciulli, e sotto la guida della Santa Sede ha portato a sviluppare una serie di iniziative e direttive assai utili anche al di fuori della comunità ecclesiale, nello spirito della Convenzione”.