Nell’omelia della messa mattina presso l’istituto Santa Marta, Papa Francesco ha ricordato il terribile martirio di alcuni cristiani crocifissi dai fondamentalisti islamici in Siria. Spinto per ricordare questo fatto che, ha detto, lo ha commosso fino alle lacrime, è il passo degli Atti degli apostoli in cui si parla di discepoli di Gesù flagellati dal Sinedrio, cose che succedono ancora oggi, ha detto, quando “c’è gente che in nome di Dio uccide e perseguita e quando in certi paesi finisci in carcere solo per avervi portato il Vangelo”. Nella sua meditazione odierna il Santo Padre ha allora suggerito tre “icone”. Nel primo caso, ha detto, l’amore di Gesù per la gente: Lui non si preoccupa di quanti lo seguono, ha spiegato, non fa censimenti per vedere di quanto è cresciuta la Chiesa, Lui predica, ama, accompagna, sta con la gente mite e umile. La seconda icona è invece la gelosia delle autorità religiose dei tempi di Gesù: “Non tolleravano che la gente andasse dietro a Gesù! Non tolleravano! Avevano gelosia. E’ un brutto atteggiamento, questo. E dalla gelosia all’invidia, e noi sappiamo che il padre dell’invidia è il demonio, per la cui invidia è entrato il male nel mondo. Questa gente sapeva bene chi era Gesù: lo sapeva! Questa gente era la stessa che aveva pagato la guardia per dire che gli apostoli avevano rubato il corpo di Gesù!”. Anche oggi, ha detto, ci sono tanti che come loro si reputano padroni delle coscienze: “Questi, con le loro manovre politiche, con le loro manovre ecclesiastiche per continuare a dominare il popolo … E così, fanno venire gli apostoli, dopo che parla questo uomo saggio, richiamarono gli apostoli e li fecero flagellare e ordinarono loro di non parlare nel nome di Gesù. Quindi li rimisero in libertà. ‘Ma, qualcosa dobbiamo fare: daremo loro una bella bastonata e poi a casa!’. Ingiusta, ma l’hanno fatto. Loro erano i padroni delle coscienze, e si sentivano con il potere di farlo. Padroni delle coscienze … Anche oggi, nel mondo, ci sono tanti”. Quindi citando le immagini dei cristiani crocifissi in Siria, Francesco ha confessato di aver pianto ed ecco la terza icona: la gioia della testimonianza cristiana nonostante la violenza subita. “Prima icona: Gesù con la gente, l’amore, la strada che Lui ci ha insegnato, sulla quale dobbiamo andare. Seconda icona: l’ipocrisia di questi dirigenti religiosi del popolo, che avevano imprigionato il popolo con questi tanti comandamenti, con questa legalità fredda, dura, e che hanno anche pagato per nascondere la verità. Terza icona: la gioia dei martiri cristiani, la gioia di tanti fratelli e sorelle nostre che nella storia hanno sentito questa gioia, questa letizia di essere stati giudicati degni di subire oltraggi per il nome di Gesù. E oggi ce ne sono tanti! Pensate che in alcuni Paesi, soltanto per portare il Vangelo, vai in carcere. Tu non puoi portare una croce: ti faranno pagare la multa. Ma il cuore è lieto. Le tre icone: guardiamole, oggi. E’ parte della nostra storia del salvezza” ha concluso.