Tra i tanti Santi celebrati il 5 maggio, la Chiesa cattolica ricorda anche San Gottardo di Hildesheim. Nato nel 960, a Reichersdorf, un centro situato nelle vicinanze di Niederaltaich e facente parte della diocesi di Passavia, nel territorio di confine tra Austria e Germania, era figlio di Ratmundo, un vassallo del capitolo di San Maurizio in Niederaltaich nel locale monastero, dove ebbe la formazione all’interno della scuola capitolare in scienze teologiche ed umanistiche, guidato da Uodalgiso. Terminato questi primo periodo di studio, si spostò quindi alla corte arcivescovile di Salisburgo, dove dimorò per un triennio nel corso del quale entrò a far parte dell’amministrazione ecclesiastica. Dopo un periodo di intensi viaggi, nel corso del quale toccò anche l’Italia, entrò nella scuola di studi superiori del duomo di Passavia, dove fu preso sotto l’ala protettiva del celebre maestro Liuffrido. Fu accolto quindi nel capitolo di Niederaltaich con l’incarico di preposito, ruolo ricoperto quando il duca Enrico II di Baviera, detto il Litigioso, prese la decisione di trasformarlo in un monastero benedettino. Rimasto come novizio, Gottardo divenne monaco nel 990, nel periodo in cui era abate lo svevo Ercanberto. Ordinato sacerdote tre anni più tardi, divenne quindi priore, oltre che rettore della scuola monastica, dandole un grande impulso. Nel 996 assunse le funzioni di abate e in questa veste decise di orientare il monastero in linea con l’ideale monastico che nello stesso arco di tempo caratterizzava quello di Cluny. Stessa politica cui si conformò quando il futuro imperatore Enrico II decise di affidargli il delicato compito di abate, prima nel monastero di Tegernsee, ove rimase per due anni e poi in quello di Hersfeld, raggiunto nel 1005. Il suo compito fu peraltro avversato dai monaci ostili alla riforma, cui contrappose molto tatto e infinita pazienza. Una volta esaurito il compito affidatogli tornò a Niederaltaich, nel 1013, dove dette inizio ad un vasto programma teso a costruire nuovi edifici di culto. Inoltre introdusse una scuola per la scrittura e la pittura. Un lavoro incessante che gli procurò grande fama di pedagogo ed architetto nella Baviera dell’epoca. Nel 1022 fu ancora Enrico II, diventato nel frattempo imperatore, a promuovere la sua consacrazione a vescovo di Hildesheim, ad opera dell’arcivescovo Aribo di Magonza. Nel suo nuovo compito riuscì a calamitare il consenso non solo del clero, ma anche quello popolare, continuando la politica di edificazione che lo aveva distinto in precedenza, coronando la sua opera con l’erezione di oltre trenta nuove chiese. Inoltre agì con grande energia contro le pretese di prelati e nobiltà locale, impedendo più di un tentativo di usurpazione. Dopo una breve malattia, morì il 5 maggio del 1038. I suoi successori, Bertoldo e Bernardo, sull’onda della spinta popolare, promossero a loro volta la sua canonizzazione, che fu ufficializzata al sinodo di Reims, il 29 ottobre del 1131. Nell’anno successivo, precisamente il 4 maggio, il suo corpo fu poi traslato nel duomo, ove il giorno dopo venne celebrata la prima festa liturgica in suo onore. Proprio le voci di cinque miracoli verificatisi nel corso della cerimonia, spinsero un grande numero di pellegrini provenienti dalle zone limitrofe a riversarsi nel duomo, dando una prima grande spinta al suo processo di venerazione popolare. Venerazione che fu rafforzata anche dall’intensa propaganda di Benedettini e Cistercensi e che raggiunse la Svezia, la Finlandia, la Svizzera e il sud dei paesi slavi.