Francesco Calabrò è un ricercatore dell’Università di Reggio Calabria, dove vive con la sua famiglia. Esasperato dalle continue intimidazioni, furti e danneggiamenti di stampo mafioso, ha deciso di regalare le sue terre al giudice Nicola Gratteri: “Meglio a lei che alla ‘ndrangheta”, scrive in una lettera inviata al magistrato. Dopo essersi preso cura per anni delle sue terre, l’uomo ha denunciato l’ennesimo episodio che lo ha spinto a rivolgersi a Gratteri: “Nei giorni scorsi sono stati incendiati i nostri ulivi secolari in nostra presenza (!) e i carabinieri non sono venuti neanche a constatare i fatti! Adesso basta, non intendo più perdere la mia serenità, mettere a repentaglio la mia vita e quella dei miei cari nel generale disinteresse (o peggio contro la collusione) delle istituzioni”. Calabrò ha deciso quindi di rinunciare alle terre: “Visto che a lei è consentito ciò che non è consentito a me – scrive al giudice antimafia – fissi un appuntamento da un notaio di sua fiducia e io le regalerò i miei terreni”. (Serena Marotta)