Cosa mangiamo stasera? Se il menù alla carta fosse quello che ogni mattina ci propinano i titoli dei telegiornali e a seguire dei giornali, saremmo tutti propensi verso l’anoressia. Non va bene la carne — dice l’Oms — ma se la carne è invece quella di un essere simile allo scarafaggio, allora ci si può fare un pensiero.
Gli insetti sono una moda, e questo è stato anche il tormentone mediatico che per sei mesi è arrivato dall’Expo. Che chiude le porte alle 17 di sabato, giusto per preparare un aperitivo con delle formiche rosse dell’Amazzonia, croccanti come patatine. Cracco in proposito cosa ne pensa? Al di là dell’ironia facile, il problema non sono gli insetti sì o gli insetti no: ognuno si regoli secondo i propri usi e costumi (sapeste quanti aborriscono la carne di coniglio che è il piatto principe del Monferrato), ma smettiamola di separare il mondo dell’alimentazione in ciò che è lecito e in ciò che invece non lo sarebbe, a seconda del pensiero di qualche burocrate più realista del re, che proviene da un organismo superiore agli Stati (ma sempre un burocrate è, oltreché un essere umano foriero di errore).
Anche perché, a leggere il menù giornaliero delle notizie, sempre di carne e di proteine stiamo parlando. Servono al nostro organismo le proteine animali? Pare di sì. Ma certo che se ci si alimenta sette giorni su sette di braciole e salamelle, come di cavallette e formiche, qualche problema prima o poi arriva. Ma arriverebbe anche con 14 pasti a base di lattuga oppure di castagne, per stare a un prodotto di stagione. Quindi il problema sta semplicemente nell’informazione, che ha il meccanismo bacato di esistere solo se provoca la classica discussione al bar. Che però è effimera e non è quasi mai vicina alla verità.
L’unica verità rivelata è invece quella del buon senso, che ha trovato alimento nella tradizione e che si rinnova. Quel buon senso che dovrebbe renderci curiosi di andare a vedere al mercato (il mio è un mercato contadino, al sabato mattina in piazza Catena ad Asti), quel che ci portano le stagioni, che sono l’invito di una mente creatrice ad alimentarci variando. Poi con le prime verze da condire con un’acciuga sciolta nel padellino e dell’aceto di vino rosso, io ci metterei, più che un insetto — di cui si nutrono altri onnivori di cui ci cibiamo —, un pezzo di gallina lessa, o una carne cruda battuta a coltello. E perché non una lepre o un fagiano? Mi farà così male?