La presenza di Papa Francesco a Firenze nella Cattedrale di Santa Maria del Fiore ha scatenato commenti di vario tipo provenienti da più parti. Anche un fiorentino “illustre” come Leonardo Pieraccioni ha voluto commentare a modo suo la presenza del Pontefice sul suolo toscano, e cosa si ci poteva attendere dall’attore cinquantenne se non una frase ironica e divertente? Sul proprio profilo Facebook, Pieraccioni ha infatti pubblicato la fotografia di una strada totalmente priva di traffico: un evento veramente raro nel capoluogo toscano. Nonostante l’appello ai cittadini del sindaco Nardella ad utilizzare la macchina il meno possibile infatti, era difficile ipotizzare una risposta così forte da parte dei fiorentini. Pieraccioni ha allora commentato:”Ecco un miracolo del Papa a Firenze“. Clicca qui per vedere la foto pubblicata da Pieraccioni su Facebook!
Durante il lungo discorso tenuto nella Cattedrale di Santa Maria del Fiore a Firenze di fronte ai partecipanti al V Convegno nazionale della Chiesa italiana, Papa Francesco ha anche citato Giovannino Guareschi: la Chiesa, ha detto il Santo Padre, come riportato da Radio Vaticana, “ha grandi santi il cui esempio possono aiutarla a vivere la fede con umiltà, disinteresse e letizia, da Francesco d’Assisi a Filippo Neri. Ma pensiamo anche alla semplicità di personaggi inventati come don Camillo che fa coppia con Peppone. Mi colpisce come nelle storie di Guareschi la preghiera di un buon parroco si unisca alla evidente vicinanza con la gente”. Vicinanza alla gente e preghiera, è questa secondo il Pontefice “la chiave per vivere un umanesimo cristiano popolare, umile, generoso, lieto. Se perdiamo questo contatto con il popolo fedele di Dio perdiamo in umanità e non andiamo da nessuna parte”.
Non dobbiamo essere ossessionati dal potere, anche quando questo prende il volto di un potere utile e funzionale all’immagine sociale della Chiesa. Lo ha detto Papa Francesco nella Cattedrale fiorentina di Santa Maria del Fiore, intervenendo al Convegno Ecclesiale Nazionale. Poco prima di arrivare nel capoluogo toscano, il Santo Padre è stato in visita a Prato dove davanti a migliaia di persone ha ribadito la necessità di combattere il “cancro” dello sfruttamento lavorativo e il “veleno” dell’illegalità. Poi, rivolgendosi in particolare ai giovani, ha detto: “Vi chiedo di essere costruttori dell’Italia, di mettervi al lavoro per una Italia migliore. Per favore, non guardate dal balcone la vita, ma impegnatevi, immergetevi nell’ampio dialogo sociale e politico. Le mani della vostra fede si alzino verso il cielo, ma lo facciano mentre edificano una città costruita su rapporti in cui l’amore di Dio è il fondamento. E così sarete liberi di accettare le sfide dell’oggi, di vivere i cambiamenti e le trasformazioni”. Il Pontefice, come riportato da Radio Vaticana, ha quindi spiegato di volere una Chiesa italiana “inquieta, sempre più vicina agli abbandonati, ai dimenticati, agli imperfetti. Desidero una Chiesa lieta col volto di mamma, che comprende, accompagna, accarezza”. La Chiesa, ha aggiunto, deve presentare tre tratti fondamentali che sono umiltà, disinteresse e beatitudine: solo così può essere una Chiesa “che sa riconoscere l’azione del Signore nel mondo, nella cultura, nella vita quotidiana della gente. L’ho detto più di una volta e lo ripeto ancora oggi a voi: preferisco una Chiesa accidentata, ferita e sporca per essere uscita per le strade, piuttosto che una Chiesa malata per la chiusura e la comodità di aggrapparsi alle proprie sicurezze. Non voglio una Chiesa preoccupata di essere il centro e che finisce rinchiusa in un groviglio di ossessioni e procedimenti” (Evangelii gaudium, 49).