Nuovo ribaltamento nel caso che procede ormai da tempo relativo alle trascrizioni sui registri comunali di matrimoni gay tenutisi all’estero, effettuati da alcuni sindaci nonostante in Italia non esista nessuna legge al proposito. Come si sa nelle ultime settimane erano intervenuti i prefetti di città come Milano, Bologna e Roma, dove tali registrazioni erano state effettuate, dichiarando che andavano cancellate proprio perché effettuate in dispregio di ogni legge esistente. Adesso è invece intervenuto il Tar del Lazio dicendo che non spetta ai prefetti annullare le trascrizioni di nozze gay ma solamente ai tribunali cvili. Il Tar ha dunque accolto il ricorso presentato da alcune coppie gay, facendo riferimento al decreto del prefetto di Roma dell’ottobre 2014 con cui erano state annullate le trascrizioni. Era stato il ministro Alfano a invitare i prefetti a dire ai sindaci di ritirare le trascrizioni, invito che non era stato accolto dai primi cittadini. La sentenza del Tar ammette che la legge italiana non riconosce i matrimoni tra persone dello stesso sesso e quindi tali matrimoni non sono trascrivibili nei registri dello stato civile, ma solo l’autorità giudiziaria ordinaria può revocare tali trascrizioni e non il ministro degli interni o il prefetto.