Oggi, 23 aprile, si celebra Sant’Adalberto. Fu un vescovo polacco che oggi viene venerato come santo patrono di Polonia, Ungheria, Prussia e Boemia. Visse nella seconda metà del X secolo, e ci sono tre agiografie ufficiali che tramandano fino ad oggi le storie della sua vita, che lo condussero alla santità già a soli due anni dopo la sua morte, avvenuta per mano della violenza dei pagani. La prima fu redatta in occasione della sua canonizzazione, nel 999, da un monaco che lo aveva conosciuto mentre soggiornava nel Monastero di Sant’Alessio a Roma. La seconda fu redatta pochi anni dopo, e riferisce invece maggiori particolari di quando sant’Adalberto fu vescovo di Praga. La terza, ancora successiva, completa la figura di questo santo vescovo, che tanto ha contribuito con la sua opera alla cristianizzazione dei paesi della parte orientale dell’Europa.
Sant’Adalberto nacque a Magdeburgo nel 956 con il nome slavo di Vojtech, che vuol dire consolazione dell’esercito. Con tutta probabilità i suoi genitori lo volevano avviare alla carriera militare; ma pare che il piccolo Vojtech si sia ammalato, ancora fanciullo, e che la sua guarigione miracolosa e insperata poi lo spingesse verso la vita monastica. Al momento di prendere i voti, il giovane decise anche di assumere il nome di Adalberto, che era quello del Vescovo di Magdebrugo. Poi fu assegnato al capitolo di Praga, così che abbandonò la sua famiglia e si trasferì da Magdeburgo a Praga. A Praga era vescovo Titmaro, e pare che i primi tempi Adalberto non fosse un grande esempio di virtù cristiane, più dedito ai piaceri mondani che alla cura dello spirito. Accadde però un episodio che mutò profondamente il suo animo, e per sempre. Alla sua morte, il vescovo Titmaro, che era un peccatore, vide due Demoni pronti a ghermirlo: tale fu l’orrore di quella visione che egli intimò a tutti i presenti la conversione. Adalberto fu scosso fin nelle profondità del suo cuore: si cosparse il capo di cenere e da quel momento la sua vita fu già in odore di santità. Alla morte di Titmaro, fu lui ad essere nominato nuovo vescovo di Praga, ad appena 27 anni.
Il vescovato di sant’Adalberto fu pietoso ma fermo e deciso: infatti in quei tempi Praga e la Polonia erano ancora da evangelizzare, e lo stesso clero viveva nella corruzione e nell’amoralità come era stato per lo stesso Titmaro. Con umiltà e fede, ma anche con pugno di ferro, sant’Adalbarto si dedicò alla moralizzazione dei costumi. Ma il suo comportamento virtuoso gli creò molti nemici, specie tra i potenti mercanti di schiavi ebrei, commercio che proliferava in quelle terre. Alla fine, nel 990, per garantire la pace della sua gente, Adalberto si risolse di recarsi in esilio volontario a Roma. Qui soggiornò come semplice monaco, ritirandosi nel convento dei Santi Alessio e Bonifacio, portando a compimento il suo ideale di vita ascetica. Nel frattempo però giunse da Praga una richiesta dei fedeli affinché il papa rimandasse in patria il loro vescovo. Nonostante sant’Adalberto dubitasse della sincerità dei suoi connazionali, non poté fare altro che ubbidire. Non molto era cambiato a Praga: la dissolutezza dei costumi era rimasta invariata, e l’ostilità dei potenti nei confronti del vescovo saggio e determinato non tardò nel farsi sentire nuovamente, tanto che il vescovo decise di tornare a Roma. Era il 995. A Roma, a sant’Anselmo venne chiesto di dedicarsi alla vita attiva di missionario: così egli pensò di evangelizzare la Prussia, terra in cui il paganesimo ancora era molto forte. Fu questo che gli costò la vita: nonostante gli fosse stato intimato di abbandonare il territorio prussiano, sant’Adalberto non volle sentire ragioni e continuò ad addentrarvisi nella sua pacifica avanzata in nome di Dio e della fede in Cristo. All’alba del 23 aprile 997, un manipolo di soldati assalì lui e i suoi compagni. Sant’Adalberto fu trafitto con una lancia e poi del suo corpo fu fatto scempio, e la sua testa issata su una picca. Agli altri non fu torto un capello. I resti devastati del corpo del santo furono raccolti pietosamente da un pellegrino e portati al duca Boleslao, che li depose in una cappella nei pressi di Gniezno. La Polonia aveva bisogno di santi: sant’Adalberto fu proclamato tale vox populi, solo due anni dopo la sua morte, nel 999, e la sua salma venne traslata a Praga, dove si trova ancora oggi, nella cattedrale di San Vito.