Indagata per falso per aver celebrato in ospedale le nozze di un settantaduenne in punto di morte. L’avviso di indagine è arrivato nei giorni scorsi all’assessore al Welfare
Indagata per falso per aver celebrato in ospedale le nozze di un settantaduenne in punto di morte. L’avviso di indagine è arrivato nei giorni scorsi all’assessore al Welfare del comune di Bologna, Amelia Frascaroli. L’assessore risponderebbe di falso ideologico per aver firmato il 22 luglio 2013 l’atto di nozze, pur sapendo – questa è l’ipotesi di accusa – che l’uomo non era in grado di intendere e di volere. Così l’assessore quel giorno unì in matrimonio il 72enne con una donna ucraina di vent’anni più giovane e l’uomo morì lo stesso giorno. Il matrimonio è stato celebrato presso l’ospedale dove si trovava ricoverato l’uomo. Secondo una consulenza psichiatrica disposta dalla Procura e eseguita dal professor Renato Ariatti l’uomo era affetto da deficienza psichica nel momento in cui sono state celebrate le nozze. L’inchiesta condotta dal pm Simone Purgato, che coinvolge anche la stessa donna ucraina, è partita in seguito alla denuncia dell’ex moglie del 72enne, nell’ottobre 2013. Ne è seguita un’altra del figlio, che ipotizzava una circonvenzione d’incapace. Secondo i familiari, l’uomo che da qualche anno viveva con la giovane, non aveva intenzione di sposarla. È stato ad aprile del 2013 che l’ex vigile si è ammalato e in quell’occasione, negli ultimi giorni di vita dell’uomo, la compagna è riuscita ad ottenere un testamento siglato davanti ad un notaio, il 16 luglio, dove per l’appunto veniva nominata erede universale. Poi si è sposata con lui davanti a quattro testimoni. «Voglio giustizia per mio figlio e per la mia nipotina. Un mese dopo la morte del mio ex marito la donna viveva già con un altro uomo, un vigile della provincia», ha detto l’ex moglie del pensionato deceduto. Dal canto suo, l’assessore ha fatto sapere che non poteva saperne nulla: “non era neanche il mio turno di reperibilità. Sostituii all’ultimo momento una mia collega assessore impegnata in consiglio comunale, che mi chiese se potevo andare io a celebrare questo matrimonio in extremis. Andai senza conoscere né il caso, né la situazione”. “Trovai una persona che non parlava”, ha chiarito l’assessore, “ma comunque rispondeva a cenni, a gesti. Dava evidenti segni di essere presente e vigile rispetto alle domande che gli venivano poste, con gesti eloquenti. Dopo di che, il resto lo accerterà l’autorità giudiziaria”. (Serena Marotta)