Top Food Expoerience/ Un pomeriggio nella pasticceria de carcere di Padova
Un bel biglietto da visita firmato tutto made in Italy. Un’esperienza di incontro vissuta tra le mura del carcere di Padova alle porte dei capannoni artigianali che ospitano le lavorazioni

Quella che vi raccontiamo in questo articolo è una storia di Expo molto particolare. Sono molte le delegazioni estere che in queste settimane visitano l’Italia, gustano i suoi prodotti, scoprono l’arte, conoscono le eccellenze del nostro paese. Tra queste, una rappresentanza di duecento imprenditori agroalimentari, buyers e ristoratori di 36 paesi dei cinque continenti, invitata in Italia da Top Food Expoerience, marchio varato in occasione dell’Expo da quattro aziende della food valley italiana, tra le quali i molini Agugiaro & Figna di Curtarolo in provincia di Padova.
La mattina di mercoledì 27 maggio gli imprenditori, dopo aver visitato la sera precedente la sede della Ferrari a Maranello, si trovano proprio a Curtarolo. Dopo il tour e il pranzo nei locali dell’azienda, il programma prevede che si andrà a prendere il caffè nella migliore pasticceria di Padova, a pochi chilometri di distanza. Tutto ok, gli ospiti salgono sui pullman che li trasporteranno… in carcere. Sì, perché la pasticceria di cui si parla è quella del carcere di Padova.
Comprensibili quindi gli sguardi tra il perplesso e l’intimorito degli imprenditori, quando, dopo aver varcato i cancelli della casa di reclusione Due Palazzi, sono scesi direttamente alle porte dei capannoni artigianali che ospitano le lavorazioni di Officina Giotto.Quello che li aspettava però era un ambiente decisamente inaspettato: i laboratori trasformati in eleganti sale, addobbate con le bandiere dei paesi del mondo, pasticceri in grande uniforme, facce sorridenti. Ma ancora più inaspettate le parole che la delegazione si è sentita rivolgere: «Sappiate che qui vi trovate di fronte a una delle vere eccellenze del nostro Paese», esordisce Paolo Giopp, direttore della locale Confindustria. «Avete l’occasione di veicolare in tutto il mondo un prodotto eccezionale e un messaggio sociale di grande valore», ribadisce il provveditore alle carceri Enrico Sbriglia.
«State vedendo, toccando con mano una doppia eccellenza, una scommessa vinta», aggiunge Nicola Boscoletto, presidente di Officina Giotto, «Vinta prima di tutto con un prodotto al 101% made in Italy. E soprattutto con la consapevolezza che la vera innovazione non lascia fuori niente: al centro dell’innovazione non c’è anzitutto la tecnica, ma l’uomo, la persona». Quindi, spazio all’intervento del direttore della Pasticceria Matteo Florean («il mio è il lavoro più bello del mondo, vedo le persone che cambiano di giorno in giorno, è un’occasione di cambiare anche per me») e di Davor, ergastolano croato che parla a nome di tutti i detenuti lavoratori. «Poter avere, in carcere la possibilità di imparare un vero mestiere è veramente una cosa straordinaria», ha raccontato Davor, tra i primissimi detenuti assunti in pasticceria, «pensate che l’80 per cento delle persone che si trovano qui dentro non ha mai lavorato nella sua vita. Ho visto gente che, inizialmente, lavorava solo perché voleva passare il tempo oppure per ottenere uno stipendio, per mantenere se stessa e la propria famiglia. Ebbene, piano piano, imparando un vero lavoro anche loro cominciavano ad imparare la cosa necessaria per svolgere bene qualsiasi lavoro: la passione».
Parole che sono un vero invito a nozze per il testimonial dell’evento, il pasticcere campione del mondo Luigi Biasetto, giudice severissimo de Il più grande pasticcere su Rai2, che ha esaltato il carattere “slow” della sua arte: «A uno chef per cucinare un piatto venti minuti possono bastare, da noi in venti minuti hai sì e no pesato gli ingredienti. Qualità in pasticceria significa soprattutto pazienza, le cose di valore si conquistano poco a poco, giorno dopo giorno. E in un ambiente come questo forse lo si può capire ancora di più».
Una serie di interventi che lasciano un segno nei componenti del gruppo internazionale. «Ieri in Ferrari pensavo di avere visto il top, dice un imprenditore della delegazione, «oggi però c’è ancora qualcosa in più».
«Qui si vede tanta qualità, ma non fine a se stessa, è una qualità che aiuta a dare speranza», commenta una signora cinese intervistata da una tv locale. Il gruppo si sposta pochi metri più in là, dove si inaugurano i locali del call center, della pasticceria, gelateria e cioccolateria, realizzati grazie al finanziamento della Cassa delle Ammende del Ministero della Giustizia e della Fondazione Cassa di risparmio di Padova e Rovigo. Un po’ dappertutto si possono assaggiare i prodotti Giotto, dai classici panettoni ai nuovissimi cioccolatini con tanti gusti intriganti, dallo zenzero al passion fruit, e gli imprenditori della delegazione non si fanno certo pregare. Da parte loro, i pasticceri e i maestri della Giotto si prestano volentieri a spiegare i segreti di quei prodotti frutto delle loro mani, si raccontano ai giornalisti, chiacchierano con i componenti della delegazione, sempre più stupiti ma anche conquistati dall’atmosfera di questo strano istituto in cui i carcerati sono così diversi dagli stereotipi dei film. Un carcere in cui trovano spazio il gusto italiano celebrato da Expo, ma anche la cura della bellezza, la tensione alla qualità, lo spirito imprenditoriale. Un bel biglietto da visita per il made in Italy.
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