La Santa, nota come Elisabetta d‘Aragona (Elisabet è la traduzione in catalano del nome Isabella), è ricordata in tutto il mondo il 4 di luglio, giorno della sua morte, e l’iconografia la identifica con il rosario, in ricordo della sua attitudine alla preghiera e all’ufficio divino. Santa Elisabetta di Portogallo è una delle poche regine canonizzate dalla chiesa cattolica: si tratta infatti di Isabella d’Aragona, consorte del re del Portogallo, a cavallo tra il XIII e il XIV secolo d.C. Figli dei reali di Aragona e di Sicilia, già da bambina Isabella fu educata al rispetto dei santi uffizi, che recitava ogni giorno, e alla generosità nei confronti dei più bisognosi.
A soli dodici anni Santa Elisabetta andò in sposa al re del Portogallo, Dionigi Il Liberale, alla cui corte continuò a praticare rigorosamente le sue abitudini, con lunghi digiuni e orazioni quotidiane. Inoltre, continuò a dedicarsi ai più bisognosi, lavando ogni giorno i piedi di tredici poveri, e donando tutta se stessa al sostegno degli orfani e dei malati. Fu proprio in questo periodo che una giovane ammalata dichiarò di essere guarita dalle piaghe grazie ad un bacio della regina.
Anche presso la stessa corte dette prova della sua magnanimità, crescendo i figli che il re ebbe con altre donne come se fossero suoi, e per questa ragione si trovò presto a dover mediare per evitare una vera e propria guerra tra il marito ed il figlio erede al trono, Alfonso, infastidito dal comportamento del padre nei confronti dei propri figli illegittimi e preoccupato per la sua stessa posizione. Fu proprio grazie all’intervento della regina che i due eserciti raccolti intorno a Dionigi ed Alfonso non si diedero battaglia.
Nonostante questo, però, il marito la accusò di aver parteggiato per il figlio rivale, e per questo la fece rinchiudere nella fortezza di Alemquer, dopo averla privata del titolo di Signora di Leiria. Nonostante questo, Isabella, tornata a corte, assistette il marito dal difficile carattere nel corso della malattia che lo portò alla morte, tanto che sembra che Dionigi, spinto dalla moglie, si sia convertito al cattolicesimo appena prima di morire. Rimasta vedova, Isabella partì in pellegrinaggio per Santiago di Compostela, dove donò al santuario la stessa corona regale d’oro che aveva portato in dote al marito Dionigi nel giorno del loro matrimonio. Oltre a questo segno di abbandono della sua stessa regalità, la regina donò molti beni e ricchezze portate dalla sua reggia, e ricevette in dono dal vescovo della città un bastone da pellegrino ed una borsa, con la quale, anni dopo, Isabella chiese di essere sepolta.
Al suo ritorno, la regina dette ordine di terminare l’edificazione del Monastero di Santa Chiara, nel quale ritirarsi a vita monacale, ma furono i sacerdoti stessi della reggia a distoglierla da tale intento, valutando fosse più utile continuare nella sua assistenza quotidiana ai più bisognosi, ai malati e agli indigenti. Nonostante fosse ritornata sulla sua decisione, Isabella fece costruire un appartamento per sé all’interno del monastero, dove spesso si recava a pregare e a passare il tempo con le monache, delle quali amava circondarsi.
Ogni giorno, però continuò con pazienza ed abnegazione a ricevere le visite dei bisognosi, porgendo loro tutto il suo aiuto, e nel periodo della terribile carestia che colpì la città di Coimbra decise di devolvere all’aiuto della popolazione tutti i beni che si sarebbero resi necessari, per sfamare gli abitanti della città, per curare gli ammalati, ma anche per seppelire i morti che, data la situazione disperata in cui versava la cittadinanza, erano spesso abbandonati nelle case senza sepoltura. Nel corso dell’ultimo anno di vita, partì nuovamente in pellegrinaggio per Santiago di Compostela, ancora a piedi nonostante la tarda età, e senza aiuti.
Al suo ritorno seppe di uno screzio nato tra il figlio Alfonso ed il nipote, re di Castiglia, e partì subito per bloccare la guerra: questo la debilitò ulteriormente e, aggredita da una violenta febbre, Isabella si spense nei suoi appartamenti nel 1336, dopo aver ricevuto l’estrema unzione e pregando inginocchiata all’altare eretto nelle sue stanze. Si dice che pochi attimi prima di spirare chiese una sedia per la Vergine, che le era apparsa insieme a Santa Chiara e ad altre sante per accoglierla ed accompagnarla nel momento del trapasso. La canonizzazione della santa arrivò solamente trecento anni dopo, nel 1625, ad opera del Papa Urbano III, e fu richiesta perchè nel traslare la salma della regina da Coimbra al monastero fu trovata incorrotta.