Hanno confessato i due arrestati per l’omicidio dei coniugi pizzaioli di Brescia. Lo ha detto il procuratore di Brescia in una conferenza stampa definendo l’atto come “metodi da consorterie criminali”. Ma sul movente, ha aggiunto, c’è bisogno di far ulteriore chiarezza. A casa delle vittime infatti è stato trovato quello che sembra un vero e proprio tesoro: contanti per il valore di diverse migliaia di euro, soldi che non risultano su conti bancari o sui libri contabili. La Guardai di finanza parla di una “cifra spropositata” superiore anche alle cifre che molti imprenditori conservano in contanti frutto di pagamenti in nero. Forse i due killer miravano a questi soldi?
Un indiano e un pachistano residenti in provincia di Brescia sono stati arrestati ieri sera con l’accusa di essere gli autori del duplice omicidio della coppia che gestiva una pizzeria nella città lombarda. Secondo gli inquirenti dietro alla strage la voglia di eliminare due “concorrenti”. Le forze dell’ordine hanno anche trovato l’arma che si pensa sia stata usata per il delitto, un fucile a canne mozze. Franco Serramondi e la moglie Giovanna Ferrari avevano venduto ai due una pizzeria nella stessa piazza dove si trovava la loro, ma la gestione dei due extra comunitari si era rivelata fallimentare e così avevano deciso di uccidere la coppia per eliminare la concorrenza. Non solo rivalità, sembra: i due dovevano ancora dei soldi agli italiani. Sono stati arrestati grazie alla targa del loro motorino registrata dalle telecamere della piazza. La rabbia del governatore della Lombardia Roberto Maroni: al loro paese li avrebbero fucilati, ha commentato. Soddisfatto invece il ministro degli interni Alfano: “Abbiamo fermato i due esecutori materiali del duplice delitto della pizzeria Frank. Il presidio dello Stato funziona, è attivo ed è efficace e rafforza il senso di sicurezza e di protezione nei cittadini”.