Amo Anders Breivik per la persona che è non per quello che ha fatto. Una ragazza Svedese rivela la sua relazione di 8 anni con il terrorista che ha ucciso 77 persone, ferendone altre 300, a Utoya. Ha 26 anni e, nonostante quello che Breivik ha fatto, sostiene che non è un uomo violento e che è disposta ad aspettarlo tutta la vita. Lui ha 36 anni, ed è il responsabile del massacro terroristico peggiore nella storia della Norvegia, compiuto nel 2011 a Utoya dove erano radunati centinaia di giovani, ma per lei, lui è l’unico uomo che abbia mai amato e non il mostro che pensano tutto. Instancabilmente gli scrive lettere e accetta anche che lui non possa mai uscire di prigione, ma spera che le autorità le permettano almeno di fargli visita dietro le sbarre. Con orgoglio mostra le due lettere che le sono arrivate da Breivik, tutte le altre sono state trattenute dai responsabili del carcere di Skien dove è rinchiuso, lei gliene ha scritte più di 250. Adesso esce allo scoperto, perché vuol dire al mondo che l’uomo che ama è paziente, gentile, intelligente e divertente, non uno violento. Una descrizione che contraddice quanto emerso dal processo per il massacro, dopo il quale gli esperti lo hanno definito come incapace di provare sentimenti e rimorso e preda di un narcisistico disordine della personalità. Nelle sue lettere si lamenta del trattamento ricevuto nel carcere di massima sicurezza a Skien, considerata una delle prigione più confortevoli d’Europa. Nel carcere dove era rinchiuso prima, trascorreva le giornate con una colazione da hotel, esercizi in palestra, libri , tv o videogame non violenti, nonostante questi lussi ha definito il carcere una tortura. Ora dice che Skien è meglio ma le condizioni sono ancora inaccettabili. Nelle lettere, oltre a consigliarle di fare esercizio e tenersi in forma, si lamenta del fatto che non gli siano stati comprati i videogame della Playstation 2 che ha chiesto. La stessa Madeleine si lamenta del trattamento riservato al killer, che non è lo stesso degli altri detenuti norvegesi: niente telefonate o visita settimanale. Breivik scrive anche di sperare di poter essere rilasciato un giorno e allora andrà in esilio in un paese dove spera di avere figli e formare una famiglia. Un’amicizia nata quattro anni prima del massacro, nel 2007, quando si sono conosciuti online giocando a World of Warlcraft. Quando ha saputo che il responsabile dell’attentato è rimasta scioccata anche lei, ma gli è rimasta accanto, a costo di venire evitata dalla sua stessa famiglia e ricevere minacce di morte. Spero che un giorno esca e che possano sposarsi.