Dramma, tragedia, caos, tante le parole per definire la situazione migranti, ma per un bimbo annegato su una spiaggia le parole vengono meno. Difficile commentare, anche solo mostrare la foto fa effetto: non pietismo ma pietà, non moralismo ma morale, non diritti civili ma diritto di vita. Questo merita il bambino trovato morto su una spiaggia di chissà dove, dopo uno degli innumerevoli viaggi della morte che migliaia di persone siriane e africane stanno compiendo negli ultimi mesi. Come un simbolo ma non come un vessillo, quest’immagine del piccolo siriano trovato così su una spiaggia, sta diventando virale, con tutto il riduzionismo e la parzialità che provoca questo termine. In questo re-post girato su instragram che vedete qui sotto, viene “decifrato” il possibile ultimo pensiero di questa vittima innocente, che afferma come il sentirsi soffocare “come a lato di una strada, così su questa spiaggia. Non sono un numero in una breaking news, ma nessuno si preoccupa di ciò”. Impressione che fa a lotta con il banale e a volte un po’ ipocrita senso di perbenismo snob che circonda e prende ognuno di noi quando si vedono tragedie così, quel dire “orrore” facendo finta di provarlo, quando poi non ce ne importa nulla. Ripetiamo, non un richiamo ad un senso etico, ma una semplice domanda invade questa foto: quanto vale la vita di una persona?
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