E’ cominciato stamattina nella Corte di Assise di Udine il processo a carico di Giosuè Ruotolo, accusato di aver ucciso i fidanzati Teresa Costanza e Trifone Ragone nel marzo 2015. Il militare campano è arrivato in aula, dove sono presenti anche i genitori delle due vittime. In apertura d’udienza è stata chiesta l’autorizzazione alla citazione del Ministero della Giustizia come responsabile civile. La posizione di Giosuè Ruotolo si aggrava per l’avvocato Nicodemo Gentile, che assiste Gianni Ragone, il fratello di Trifone: “A seguito di una complessa attività di indagine integrativa degli investigatori nuovi e pesantissimi indizi schiacciano alla sua responsabilità il militare in carcere a Belluno”, ha dichiarato il legale, secondo cui c’è ormai la certezza che “i messaggi ‘molesti’ verso Teresa siano stati inviati da postazioni appartenenti alla caserma dove lavorava Giosuè che, nei giorni in cui sono stati inviati, era al lavoro”. I genitori di Teresa Costanza, invece, entrando in Tribunale hanno rivolto il pensiero alla figlia: “Non sappiamo come vivremo il processo. Abbiamo piena fiducia nella giustizia”.
E’ iniziato questa mattina, a Udine, il processo a carico di Giosuè Ruotolo, presunto assassino di Trifone e Teresa. Secondo quanto riportato dal sito Leggo.it, l’imputato è arrivato alle 9:00 in Tribunale per assistere all’udienza, la prima del processo a suo carico. Poco dopo nella medesima aula hanno fatto ingresso anche i genitori di Teresa e il fratello di Trifone. Tanti i giornalisti ed i fotografi presenti in vista dell’inizio di un importante processo che potrebbe finalmente chiarire dinamiche e movente di un duplice delitto dai contorni ancora oscuri. A tal proposito, secondo quanto riferito dal sito proprio Giosuè Ruotolo avrebbe chiesto espressamente di non essere ripreso dalle telecamere né dai flash dei fotografi. Giunto in aula vestito con un completo scuro, Ruotolo si è seduto al fianco della sua difesa e di fronte alla Corte d’Assise presieduta dal giudice Angelica Di Silvestre. L’avvocato Nicodemo Gentile, che assiste il fratello di Trifone, ha ribadito anche questa mattina la complessa posizione nettamente peggiorata dell’imputato che dovrà rispondere di duplice omicidio.
E’ arrivato il giorno di Giosuè Ruotolo, presunto assassino di Trifone e Teresa. Il militare 26enne in carcere per il duplice delitto avvenuto a Pordenone il 17 marzo di un anno fa, giungerà questa mattina presso il Tribunale di Udine per la sua prima udienza in Corte d’Assise. Attesa per la battaglia che si svilupperà tra accusa e difesa, le quali si trovano ovviamente su due piani nettamente differenti rispetto alle tesi sul coinvolgimento dello stesso Ruotolo nella vicenda. Come annunciato qualche giorno fa, Giosuè risponderà a tutte le domande dei pm e sarà presente in tutte le udienze del processo sul duplice omicidio di Trifone e Teresa. Oggi si parte con i primi testi delle parti. La difesa, intanto, ha già in mente la sua tesi secondo la quale l’imputato, a bordo della sua Audi A 3 grigia era già lontano dal parcheggio quando furono esplosi i colpi di pistola con i quali furono uccisi Trifone e Teresa. A sostegno di ciò, secondo quanto riportato dal Messaggero Veneto, gli avvocati Roberto Rigoni Stern e Giuseppe Esposito esporranno i dati delle telecamere in loro possesso e alcune testimonianze ritenute fondamentali. Di contro, i pm dimostreranno come Ruotolo sia arrivato ad uccidere l’ex commilitone e la sua fidanzata.
Si avvicina sempre di più il giorno della verità per i familiari di Trifone Ragone e Teresa Costanza, i due fidanzati uccisi a Pordenone la sera del 17 marzo 2015, nel parcheggio del Palasport. A freddarli con diversi colpi di pistola, secondo la Procura, sarebbe stato Giosuè Ruotolo, militare 26enne di Somma Vesuviana, ex commilitone del ragazzo ucciso e con il quale per un periodo aveva condiviso insieme ad altri colleghi anche l’appartamento. Oggi Giosuè Ruotolo lascerà il carcere di Belluno nel quale è arrestato con l’accusa di duplice omicidio e sarà scortato fino al Tribunale di Udine in vista della prima udienza del processo in Corte d’Assise. E’ qui che, come riporta Il Messaggero Veneto, assisteremo alla battaglia tra accusa e difesa in vista della quale, nei giorni scorsi, proprio i pm hanno raffinato ulteriormente la loro strategia difensiva con un nuovo vertice. Al centro dell’attenzione i testimoni in comune tra accusa e difesa. Per controbattere alle tesi dei due avvocati che difendono il presunto assassino di Trifone e Teresa, Roberto Rigoni Stern e Giuseppe Esposito, i due sostituti procuratori potrebbero anche prevedere l’uso dei dispositivi multimediali con i quali spiegare alcuni passaggi salienti come la ricostruzione della scena del crimine o i dati sulle telecamere che incastrerebbero Giosuè Ruotolo alle sue responsabilità. Diversa la posizione della difesa del giovane campano, la quale starebbe pensando di sfoggiare una diversa ricostruzione dei fatti relativi al giorno del duplice omicidio di Trifone e Teresa, dimostrando come il loro assistito fosse già lontano dal luogo del delitto prima dell’esplosione dei colpi di arma da fuoco. Spazio poi alle piste alternative che contemplano ad esempio la presenza di un altro ex commilitone di Trifone sulla scena del crimine. Il militare inizialmente non riferì di essere stato presente nel parcheggio del Palasport la sera del 17 marzo di un anno fa. Ed ancora, nessuno avrebbe visto Giosuè Ruotolo; un amico di Trifone e Teresa sostenne di aver visto un’auto simile a quella del presunto assassino ma di aver riconosciuto alla guida una donna di mezza età. A finire sotto torchio nel corso del processo a Giosuè Ruotolo saranno anche i due coinquilini, ritenuti i teste chiave, ovvero Sergio Romano e Daniele Renna. Dalle loro dichiarazioni sarebbe emerso il movente del delitto di Trifone e Teresa, secondo la difesa di Ruotolo assolutamente non fondato. Si tratta della violenta lite avuta tra i due ex commilitoni dopo la scoperta del militare ucciso relativa al profilo Facebook dal quale Teresa riceveva molestie. Una lite culminata in una scazzottata e che avrebbe portato Giosuè a covare vendetta nei confronti del giovane pugliese freddato un anno e sette mesi fa.