Imputazione coatta per Fabrizio Miccoli: è questa la decisione del Gup Fernando Sestito in merito al processo che vede accusato l’ex capitano del Palermo di estorsione aggravata da metodi mafiosi. Oltre alle intimidazioni rivolte all’allora gestore della discoteca “Paparazzi” di Isola delle Femmine, Andrea Graffagnini, Fabrizio Miccoli, che pure aveva chiesto l’archiviazione della sua posizione, all’epoca dei fatti fu chiamato a rispondere delle gravi affermazioni fatte insieme all’amico Mauro Lauricella, figlio del boss del Kalsa Antonio. Miccoli e il giovane boss canticchiarono di “quel fango di Falcone”, suscitando lo sdegno di Palermo, della Sicilia e dell’Italia intera. E a nulla valsero le lacrime di Miccoli poche ore dopo lo scoppio dello scandalo: il salentino si disse “dispiaciuto”, sperava di “essere un giorno perdonato dalla città” di cui era stato l’emblema, ma non chiarì perché si riferì al magistrato ucciso dalla mafia come ad un “fango”, che oggi torna ancora a galla.
Non si può ancora ritenere chiusa la vicenda giudiziaria che vede protagonista Fabrizio Miccoli. L’ex giocatore della Juventus, su decisione del Gup Fernando Sestito, ha infatti subito il provvedimento di imputazione coatta in relazione all’accusa di estorsione aggravata da metodi mafiosi nell’inchiesta in cui è coinvolto il figlio del boss del Kalsa Antonino Lauricella, Mauro. I contorni della vicenda non sono chiarissimi: all’epoca dei fatti, come riportato da La Repubblica, la Dia condusse delle indagini per le presunte intimidazioni subite fra il 2010 e il 2011 dall’allora gestore della discoteca “Paparazzi” di Isola delle Femmine, Andrea Graffagnini. Il giovane Lauricella, secondo la ricostruzione dell’accusa, era stato chiamato in causa proprio dall’amico Fabrizio Miccoli per recuperare un credito spettante all’ex fisioterapista del Palermo Giorgio Gasparini. Miccoli ha sempre sostenuto di non essere a conoscenza della parentela intercorsa tra l’amico Mauro e il boss ma le intercettazioni ambientali che compongono il fascicolo in mano al Gup Sestito e alcuni filmati pubblicati da Lauricella su YouTube avevano messo in forte imbarazzo l’ex giocatore di Lecce e Juventus, soprattutto per alcune frasi sul giudice Giovanni Falcone condannate prontamente da gran parte dell’opionione pubblica.