La morte di Tina Anselmi, primo ministro della donna Repubblica italiana, ha lasciato un vuoto nella storia politica del Paese. A rappresentare tutto il cordoglio per il trapasso dell’89enne ex democratica-cristiana, è stato in mattinata anche Sergio Mattarella, Presidente della Repubblica che in queste ore è in Israele per una visita di Stato. In una nota diffusa dall’Ufficio Stampa del Quirinale a poca distanza dalla morte di Tina Anselmi, Mattarella si è detto “Profondamente colpito dalla scomparsa di Tina Anselmi, partigiana, parlamentare, ministro di grande prestigio, ne ricordo il limpido impegno per la legalità e il bene comune”. Anche il Presidente del Senato, Pietro Grasso, come riporta La Repubblica ha ricordato Tina Anselmi per il suo “contributo alla ricostruzione del Paese dopo gli anni della guerra e della lotta partigiana” nonché il suo ruolo “negli anni dello scandalo P2, impegnata a ricostruire il tessuto morale e civile del Paese”. La seconda carica dello Stato ha ribadito che “è questa la grande eredità che ci lascia, insieme ad un esempio di condotta esemplare in politica e nelle Istituzioni, dove ha sempre mostrato il più profondo rispetto per le ragioni degli interlocutori”.
Dopo la morte di Tina Anselmi sono vari i messaggi di cordoglio da parte di esponenti politici e cariche istituzionali per la scomparsa della prima donna ad aver ricoperto la carica di ministro della Repubblica. Tina Anselmi fu infatti nominata nel luglio del 1976 titolare del Ministero del lavoro e della previdenza sociale in un governo presieduto da Giulio Andreotti. Su Facebook il ministro delle Riforme e delle Pari opportunità Maria Elena Boschi scrive questo post: ” ‘Capii allora che per cambiare il mondo bisognava esserci’. Tina Anselmi c’è stata e il mondo lo ha cambiato. Tina Anselmi si è impegnata per conquistare nuovi diritti per tutte e tutti ricordandoci che ‘nessuna conquista è definitiva’ “. E su Twitter la presidente della Camera dei Deputati Laura Boldrini pubblica questo commenti: “Partigiana, prima donna ministra, inflessibile avversaria dei poteri occulti. Con Tina Anselmi se ne va una madre della democrazia italiana”.
Se n’è andata all’età di 89 anni Tina Anselmi, primo ministro donna della storia della Repubblica italiana, nota anche per la sua lunga appartenenza alla Democrazia Cristiana. La figura della Anselmi, una partigiana “bianca” nella Seconda Guerra Mondiale vista la sua fede cattolica, è stata ricordata con un tweet dal Presidente del Consiglio, Matteo Renzi:”Un pensiero a Tina Anselmi, grande esempio di cattolica impegnata in politica e donna delle istituzioni”. Il Presidente del Consiglio, come riporta La Repubblica, ha espresso ai familiari della Anselmi il cordoglio suo e del governo:”Con Tina Anselmi scompare una figura esemplare della storia repubblicana. Partigiana, sindacalista, impegnata nella vita politica e nelle istituzioni, prima donna ministra della storia italiana. Il suo impegno per le pari opportunità e contro la P2 e la sua personalità forte e discreta ne hanno fatto un esempio per chiunque creda alla politica come passione per la libertà”.
È morta Tina Anselmi, una grande protagonista della storia del Nostro Paese: partigiana bianca, sindacalista, maestra elencare e a tempo “perso” primo ministro donna della Repubblica italiana ma fu anche molto di più. Fu una donna che ha segnato con la sua semplicità e netta forza la storia dalla prima alla seconda repubblica: scompare oggi, all’età di 89 anni dopo anni di battaglie, lotte che lasceranno il segno ancora per molto tempo. È morta a Castelfranco Veneto, la sua casa con la sua famiglia, una grande Tina Anselmi che durante la guerra si faceva chiamare con il nome di battaglia “Gabriella”: già, perche la Anselmi è stata anche una partigiana ma “bianca”, nata da una famiglia cattolica antifascista, il padre era un aiuto farmacista di idee socialiste e fu per questo perseguitato dai fascisti, la madre era casalinga e gestiva un’osteria assieme alla nonna. Frequenta il ginnasio nella città natale, quindi l’istituto magistrale a Bassano del Grappa. È qui che, il 26 settembre 1944, i nazifascisti costringono lei e altri studenti ad assistere all’impiccagione di 31 prigionieri per rappresaglia: decide così di prender parte attivamente alla Resistenza. Corpo volontari della libertà, questo il suo battaglione, che non prende parte ad eccidi del nemico neonazista ma combatte in un modo più laico e forse potremmo dire intelligente il nazifascismo, collaborando con gli Alleati per liberare tutta l’Italia. Nel 1944 si iscrive alla Democrazia Cristiana e partecipa da quel giorno attivamente alla vita dello stato che si andrà a generare e non lo abbandonerà più fino agli anni Novanta. Dal 29 luglio 1976 è ministro del Lavoro e della previdenza nel governo Andreotti III: un fatto storico, perché l’Anselmi diventa la prima donna ministro in Italia. “Dopo quest’esperienza è anche ministro della Sanità nei governi Andreotti IV e V, diventando tra i principali autori della riforma che introdusse il Servizio Sanitario Nazionale”, scrivono i colleghi di Repubblica, mentre infatti tutta la stampa nazionale celebra quella che è una delle donne più importanti dell’Italia moderna. Ciao Tina, mancherai a tanti.