Qualcosa non torna, agli inquirenti, nelle dichiarazioni fornite da Michele Egli, presunto assassino di Nadia Arcudi e in carcere con le accuse di omicidio e occultamento di cadavere. Per tale ragione si è proceduto ad un nuovo sopralluogo, come vi abbiamo annunciato appena sotto. Ma cosa non convincerebbe a pieno gli investigatori? Secondo quanto trapelato dal Portale del Ticino, l’indagato avrebbe asserito di aver visto del sangue sul pavimento della camera da letto di Nadia Arcudi, accanto al corpo senza vita della cognata. Eppure, gli inquirenti non avrebbero trovato riscontro di questa macchia di sangue. Anche per questo nei prossimi giorni potrebbero svolgersi nuovi accertamenti per mezzo del luminol. Non solo: Michele Egli sarà condotto sul luogo del delitto dove spiegherà concretamente come avrebbe fatto a trasportare da solo il corpo della cognata, dopo averlo avvolto nel tappeto, dal primo piano dell’abitazione fino al baule della sua auto. Ancora una volta ci si domanda, dunque, chi possa aver aiutato il presunto assassino della maestra 35enne.
La versione del presunto assassino di Nadia Arcudi, il cognato Michele Egli, continua a non convincere gli inquirenti. Per tale ragione, secondo il portale del Ticino, tio.ch, starebbero proseguendo le indagini al fine di fare chiarezza su quanto accaduto alla giovane maestra 35enne a quasi un mese dal delitto. La scientifica si è nuovamente recata nel luogo dove Nadia Arcudi sarebbe stata uccisa lo scorso 14 ottobre, ovvero la sua abitazione di Stabio al fine di eseguire un nuovo sopralluogo e verificare in tal senso il racconto dell’unica persona attualmente indagata ed in carcere per l’omicidio e l’occultamento di cadavere della donna. Le indagini vanno avanti anche in assenza di ulteriori elementi utili che possano chiarire realmente quanto sarebbe accaduto prima del delitto e dopo, quando cioè il corpo di Nadia Arcudi è stato abbandonato nei boschi di Rodero, pochi chilometri dopo la frontiera con la Svizzera. Non si esclude che nei giorni a venire possa essere eseguita una perizia psichiatrica su Michele Egli, il cognato 42enne della vittima, mentre al momento sono stati interrogati anche gli agenti che la mattina del 17 ottobre scorso si recarono in casa della maestra per capire come mai non si era presentata a scuola.
E’ trascorso quasi un mese dal ritrovamento del corpo senza vita di Nadia Arcudi, la maestra 35enne di Stabio, in Svizzera, uccisa in circostanze ancora tutte da chiarire. Il giallo continua ad essere caratterizzato da numerosi punti oscuri, come riporta il quotidiano Il Giorno nella sua versione online. Gli inquirenti che si stanno occupando del delitto di Nadia Arcudi, infatti, stanno cercando innanzitutto di fare chiarezza sul movente. Potrebbe essere legato a questioni economiche ma al momento non si tralascia alcuna pista, compresa quella passionale. Ignota anche la reale dinamica dell’omicidio: è avvenuto realmente nella sua casa di Stabio? Quando è stata abbandonata nei boschi di Rodero, al confine con la Svizzera, era ancora viva? Tanti i dubbi anche sulle modalità di uccisione: l’autopsia, a tal fine, dovrà chiarire se prima di essere soffocata Nadia Arcudi sia stata stordita o meno. Al momento, dunque, la sola certezza è rappresentata dall’arresto del presunto assassino, il cognato Michele Egli, giovane tecnico informatico 42enne che però dal giorno del suo arresto continua a confermare solo la seconda parte delle accuse, ovvero quella dell’occultamento, respingendo invece la fase del delitto di Nadia Arcudi. L’attenzione degli inquirenti, a tal proposito, è rivolta anche su un possibile complice. Lo stesso Michele Egli aveva ammesso di aver fatto tutto da solo, eppure le sue dichiarazioni non sarebbero state ritenute pienamente credibili. A non convincere è soprattutto il fatto che apparirebbe difficile che una sola persona possa aver avvolto il cadavere di Nadia Arcudi in un tappetto per poi trasportarlo giù per due o tre rampe di scale piene di piante ed altri oggetti senza sfiorare nulla. “Ho rimesso a posto tutto”, si sarebbe giustificato il presunto assassino, ma non sarebbe riuscito ancora una volta a convincere gli inquirenti. A questi dubbi si va ad aggiungere il silenzio sospetto da parte della famiglia nei giorni prima del ritrovamento del corpo della donna, quando la maestra 35enne, con ogni probabilità, era già morta, salvo sporgere successivamente denuncia.