Il giallo attorno alla morte di Nadia Arcudi, maestra 35enne di Stabio, in Svizzera, sembrerebbe ruotare tutto attorno ad una sola persona, il cognato Michele Egli. L’uomo avrebbe ammesso di non essere stato lui ad uccidere Nadia ma ha confessato di averne abbandonato il corpo in un bosco di Rodero, a 600 metri dal valico di Gaggiolo. Gli inquirenti, tuttavia, avrebbero trovato del tutto inverosimili le sue giustificazioni. Perché mai Egli avrebbe dovuto oltrepassare addirittura la frontiera per liberarsi del corpo senza vita di Nadia Arcudi? “L’ho trovata già morta. Mi sono spaventato e per evitare sofferenze a mia moglie e a mia suocera ho deciso di far sparire il suo corpo”, ha ammesso il cognato della vittima agli inquirenti, come riportato dal settimanale Giallo. Michele avrebbe quindi caricato il corpo della donna nella sua auto per poi disfarsene nei boschi tra Varese e Como. “Credetemi, non sono io l’assassino di Nadia”, continua a ribadire dal carcere, ma alla luce degli elementi investigativi ad oggi raccolti, gli inquirenti non avrebbero affatto creduto alla sua versione. Intanto, spunta l’ombra di un complice. Michele Egli non avrebbe fatto tutto da solo?
Nadia Arcudi, il caso della la maestra 35enne trovata senza vita lo scorso 16 ottobre nei boschi di Rodero, al confine tra Svizzera ed Italia, resta ancora con un mistero insoluto: il movente per l’omicida, per ora unico indagato è il cognato Michele Egli, resta ancora incomprensibile e per questo motivo al momento il cognato in carcere ha ancora qualche speranza di poter uscire. Prove reali non ce ne sono, tranne la forte confessione dell’uomo di aver scoperto in casa il corpo senza vita della cognata e in presa al panico di averla nascosta buttandola nel bosco di Rodero. «Tuttavia l’uomo sostiene di aver solo portato via il corpo della donna da casa, dopo averla trovata già morta, avvolgendolo in un tappeto, e gettandolo a Rodero», sono le testimonianze riportate da Il Giorno, secondo cui il vero momento decisivo sarà l’esito dell’esame tossicologico. Lì si scoprirà se la maestra è stata drogata o stordita prima di essere soffocata, visto che non ci sono segni di colluttazione ed è molto strano dato il modo in cui è morta la povera Nadia Arcudi. Mentre la procura indaga ancora, ieri durante la messa di Ognissanti a Rodero è stata ricordata la povera maestra uccisa, con una preghiera mossa dai parrocchiani affinché la Madonna degli Angeli, dall’alto del colle del San Maffeo, le restituisca quella dignità che le è stata negata negli ultimi momenti della sua esistenza. «Gettata, forse ancora viva, in una scarpata accanto a un cumulo di rifiuti», come riporta il quotidiano locale de La Provincia di Lecco. Un breve messaggio letto dall’altare a nome delle donne del paese molto toccate dalla tragedia della maestra uccisa a trentacinque anni, un caso di cronaca che ha scosso tanti e che ancora rimane senza una vera conclusione certa.