Il 2 febbraio è una giornata particolare, ovvero non viene ricordato un Santo, ma bensì un momento della vita di Gesù Cristo: tale festa e ricorrenza prende il nome di Presentazione del Signore. In questa giornata, ovvero quaranta giorni dopo la nascita di Gesù, sua madre Maria decise di presentarlo al tempio di Gerusalemme come figlio del Signore. Quest’atto, secondo quanto riportato nel Vangelo di Luca, non fu un comportamento che venne dettato direttamente alla Madonna, ma bensì fu un atto volontario, privo di qualsiasi tipologia di costrizione da parte di Dio. Secondo gli esperti e studiosi delle scritture sacre, Maria decise di compiere tale gesto in quanto sapeva benissimo la fine che, suo figlio Gesù, avrebbe fatto nel momento in cui sarebbe cresciuto ed avrebbe divulgato la parola di suo padre, ovvero di Dio. Il gesto della Presentazione del Signore viene visto anche come momento in cui, la Madonna, sacrifica suo figlio per la salvezza del mondo, visto che esso viene posto in una particolare zona del tempio. Proprio questo gesto rappresenta la fine del figlio di Dio, ovvero l’averlo portato al tempio rappresenta il momento in cui Gesù viene posto nella croce. Nel tempio di Gerusalemme vi furono pure Simeone ed Anna: proprio quest’ultimo decise di rivolgere delle parole profetiche a Maria, spiegandole che, tra quaranta giorni, una spada le avrebbe trafitto l’anima. Queste parole rappresentano la futura agonia che, la madre di Gesù Cristo, patirà nel momento in cui suo figlio verrà reso prigioniero e successivamente crocefisso.
Questa giornata venne resa festiva quasi immediatamente: il primo a proclamarla come tale fu Giustiniano, che decide di trasformare il due febbraio in una giornata di festa e gioia, la quale doveva essere celebrata su tutto il territorio orientale che governava. Inoltre, la suddetta giornata venne resa festiva a Roma ed in tutta Italia, per merito di Papa Sergio: egli rese la festa una giornata di penitenza, dove tutti i religiosi dovevano fare ammenda dei loro peccati per poter essere purificati ed evitare condanne una volta passati a miglior vita. Inoltre, durante i primi periodi di festività, veniva effettuata una lunga processione, che vedeva i fedeli protagonisti nel recitare il rosario e cercare consolazione nella fede e nella preghiera. Inoltre, bisogna aggiungere anche che, un’usanza che ancora ad oggi viene adottata, è quella della benedizione delle candele, che già dall’Ottocento, ovvero dal IX secolo dopo Cristo, veniva effettuato da parte dei religiosi. Attualmente, solo questo comportamento viene praticato sul suolo italiano e in quelle zone dove la religione cristiana è diffusa: la benedizione delle candele, preceduta dalla descrizione della Presentazione del Signore al Tempio di Gerusalemme, viene effettuata in ogni Chiesa cristiana mondiale. Solo la processione viene evitata, seppur in qualche zona essa risulta essere ancora presente, anche se essa non prevede un tragitto che risulta essere lungo. La preghiera non sarà assente durante questa particolare camminata, che vede tantissimi fedeli radunarsi per poter prendere parte alla festività.
Sant’Adabaldo viene invece ricordato per essere uno dei martiri che, nel corso della suddetta giornata, venne giustiziato: egli non voleva rinnegare il suo credo, ovvero non voleva rifiutare la parola del Signore e continuare a divulgare i suoi insegnamenti rappresentava una missione di vita per lui. Per questo le guardie lo catturarono: come accadeva ai vari martiri, egli venne prima torturato, con lo solo scopo di farlo desistere e cambiare idea nel professare la sua religione. Non riuscendo nell’intento, Adabaldo venne condannato a morte, ovvero venne decapitato.