-Non ci sono parole per descrivere lo sgomento scaturito dall’omicidio di Luana Finocchiaro, la 41enne di Catania, madre di 3 figli, strangolata dall’ex convivemte Vincenzo Di Mauro, 37 anni. Cresce in queste ore la rabbia tra familiari, amici e in generale in tutta l’opinione pubblica nazionale, poiché nulla è stato fatto per salvare la donna, che pure aveva denunciato più volte le violenze subite dal papà del suo figlio più piccolo di 4 anni. A confermare che il principale indiziato della morte di Luana, peraltro pregiudicato per un altro omicidio per strangolamento risalente a 16 anni fa, era un uomo aggressivo è stato il fratello della vittima, che a “Il Corriere della Sera” ha rilasciato una breve dichiarazione:”E’ una tragedia infinita, Di Mauro non smetteva di picchiarla e più volte lo aveva denunciato“. Una strage annunciata insomma, che non fa altro che aumentare il rammarico per una vita spezzata.
Si tratta dell’ennesima storia di femminicidio e purtroppo non sarà neanche l’ultima, ma non per questo fa meno male la vicenda di Luana Finocchiaro, la donna di 41 anni, madre di 3 figli, strangolata ed uccisa a Catania dall’ex convivente Vincenzo Di Mauro. Alla base dell’omicidio, secondo la ricostruzione de “Il Corriere della Sera” la gelosia e la custodia del figlio più piccolo di Luana, un bambino di 4 anni concepito dai due ex conviventi. Sia chiaro: Luana non voleva negare l’opportunità al padre di crescere il figlio, ma di certo non voleva farlo tornando a vivere con lui, con un uomo che dalle testimonianze del “Corriere.it” viene dipinto come un “bullo”, un “arrogante”, un “nullafacente”. E dire che Luana aveva percepito il pericolo e allertato le forze dell’ordine con diverse denunce all’indirizzo di quello che sarebbe divenuto poi il suo aguzzino; sapeva, Luana, che Di Mauro era capace di gesti violenti. Perché già nel 2000 si era reso protagonista dell’omicidio di Francesco Tirendi, il vicino di casa che a suo parere importunava la fidanzata dell’epoca 17enne. Anche in quel caso la vittima era morta per strangolamento, soffocato con un sacchetto di plastica. Questa volta il 37enne accusato della morte di Luana ha agito invece a mani nude, probabilmente al termine di una lite furibonda, con Luana che ha provato a difendersi fino all’ultimo viste l’ecchimosi presenti sul suo corpo. Quando la mamma di Luana, preoccupata per il fatto che la figlia fosse divenuta irrintracciabile da ore ha aperto la porta dell’appartamento di Via Garibaldi insieme ai vicini di casa e al figlio, ha capito immediatamente che l’autore di quel massacro era Di Mauro. L’uomo, rintracciato e interrogato dagli inquirenti non ha ammesso il suo coinvolgimento nell’omicidio, provando a negare tutto fino in fondo, ma una serie di contraddizioni nella sua versione dei fatti sembrano inchiodarlo senza margine d’errore. Il rammarico sono quelle querele, quelle denunce cadute nel vuoto da parte di una donna che aveva chiesto aiuto allo Stato per difendersi da un mostro senza scrupoli e lasciano la sensazione che Luana poteva essere salvata.