Il 10 marzo si celebra san Macario vescovo di Gerusalemme, questo nome ha un significato molto particolare, deriva dal greco e indica una persona felice, beata. Probabilmente era proprio questo il carattere del religioso lei cui origini non sono note, di lui si conosce il periodo in cui visse, infatti, alcuni reperti indicano la sua esistenza tra il 314 e il 334. La sua missione avvenne nel periodo della cosiddetta “pace costantiniana”, ovvero quando l’imperatore Costantino lasciò i cristiani liberi di diffondere e vivere la loro fede e gli permise anche di edificare Chiese dove poter celebrare il loro culto. Dopo le persecuzioni e le difficoltà nel diffondere il Vangelo, questo fu un periodo di grande importanza per la religione cattolica. San Macario, però, si trovò a predicare in una Gerusalemme distrutta, non era più il luogo degli ebrei e dei cristiani, il Tempio era stato abbattuto e la città aveva perso anche il suo antico nome. Al suo posto, sulle macerie, era sorta una colonia romana, Aelia Capitolina, il cui Campidoglio fu costruito proprio sul luogo della sepoltura di Gesù. Il santo ebbe la concessione di far demolire questa struttura dallo stesso imperatore, così da riportare alla luce il luogo del calvario, dove verrà costruita la Basilica del Santo Sepolcro, detta anche della Resurrezione. Secondo la leggenda fu proprio san Macario a identificare, tra le tre croci trovate in quel luogo, quelle dove fu inchiodato il Cristo. Infatti, chiese un segno dal cielo affinché potesse stabilire quale fosse quella giusta e quando tocco con il legno un ragazzo che tornò in vita per lui e la sua comunità non ci furono più dubbi. La grande importanza del vescovo, oltre all’aver riportato alla luce i luoghi santi del cristianesimo, fu la sua forte opposizione alla dottrina ariana che si diffondeva in quel periodo, quella del prete libico Ario, che indicava Gesù come entità diversa dal Padre, la cui natura era solo umana e non divina. Il suo antagonismo fu chiaro e preciso e riportato nei testi prodotti durante il Concilio di Nicea, che si celebrò a Costantinopoli nel 325. Da questo sinodo il santo pronunciò parole di grande importanza, raccolte nel simbolo niceano per eccellenza, ovvero la preghiera del “Credo” che ancora oggi viene pronunciata durante le celebrazioni eucaristiche.
San Macario è invocato contro le inondazioni, il suo culto però non è molto diffuso in Italia, a scapito di altri consacrati con lo stesso nome, ma di origine diversa, che hanno vissuto o predicato sul territorio italiano. Non ci sono, quindi, paesi di rilevo che hanno questo religioso come santo patrono, ma è pregato e venerato in alcune chiese come quella della Santissima Trinità a Prà d’Este, a Padova, dove si festeggia il vescovo di Gerusalemme come patrono dei raccolti, ma il 17 maggio e non il 10 marzo, giorno della sua canonizzazione. Mentre a Airuno (LC) c’è la chiesa di San Macario di Aizurro, che è proprio dedicata al religioso e ne riporta un’immagine sul portone di ingresso.
Tra gli altri Santi e beati che si celebrano in questo giorno ci sono Sant’Attala Abate di Bobbio, Santa Maria Eugenia di Gesù, San Vittore, San Simplicio Papa, Beato Elia del Soccorso, Sant’Emiliano di Lagny e San Giovanni Ogilvie.