La notizia del giorno in merito alla coppia dell’acido, vede in primo piano il memoriale scritto da Martina Levato lo scorso mercoledì dalla sua cella, in presenza del suo avvocato. Quali sono state le motivazioni dietro la decisione di scrivere la lunga lettera da inviare ai giudici e nella quale la ragazza ha voluto ripercorrere gli otto mesi di follia – da maggio a dicembre 2014 – e nel quale tira in ballo anche Alex Boettcher? A tentare di mettere in luce il perché delle sue parole è il sito Corriere.it, che evidenzia il sentimento di “liberazione” da parte della Levato. Con il suo manoscritto, Martina avrebbe anche sancito il definitivo distacco con l’ex amante Alex che forse per la prima volta ha iniziato ad accusare. Ad evidenziare questo cambio di rotta sarebbero le sue dichiarazioni in merito al tentativo di evirazione ai danni di Antonio Margarito. Dopo aver sostenuto di aver agito solo “per difendersi da un tentativo di violenza sessuale”, ora Martina sosterrebbe di aver agito perché istigata da Boettcher a “colpire con il coltello” e successivamente a predisporre la falsa denuncia per tentata violenza sessuale.
Emergono frasi shock all’interno del memoriale di sei pagine scritto da Martina Levato e inviato ai giudici, in riferimento alle sevizie ed alle violenze subite dall’ex amante Alexander Boettcher, entrambi in carcere per le aggressioni con l’acido. La ragazza nella lettera diffusa oggi ha scritto nei dettagli in cosa consistevano le infinite prove d’amore che Alex le richiedeva: “marchiature, tatuaggi, incisioni, assistere a rapporti con altre donne, accettare pratiche di dominazione sessuale e offese continue”. Stando alle sue parole contenute nel manoscritto, Alex Boettcher pretendeva che per lei fosse l’unico punto di riferimento, al punto tale che “mi costringeva a chiamarlo papà, eh sì perché andavo rieducata dal momento che avevo peccato tradendolo, cosa per lui paragonabile ad un lutto”. Martina Levato ha riservato anche una parentesi alle violenze contenute nei video che sono stati trasmessi in aula.
Continua a far parlare di sé la coppia dell’acido, in carcere per le varie aggressioni, Martina Levato e Alexander Boettcher. Questa volta, ad intervenire con un memoriale dai contenuti shock è proprio la giovane condannata a 14 e a 16 anni di carcere nei due processi a suo carico legati alle aggressioni con l’acido. Sei pagine nella quali la Levato parla, tra le altre cose, delle numerose prove d’amore che doveva dare al suo fidanzato, dal quale ha avuto un bambino nato lo scorso agosto. Il memoriale è stato consegnato ai giudici che stanno processando l’ex amante Alex Boettcher e reso noto nelle ultime ore tramite i maggiori organi di stampa. Anche “TgCom24” riporta alcune frasi in esso contenute riferite soprattutto al loro rapporto. “Non sono mancate delle cinghiate, neppure sono mancati schiaffi, venivo sottoposta a infinite ore di interrogatorio perché lui voleva conoscere ogni dettaglio di quelli che secondo lui rimanevano imperdonabili tradimenti”, scrive Martina, rivelando così le sevizie alle quali è stata sottoposta.
Il caso di Martina Levato e Alex Boettcher, la coppia dell’acido di Milano, continua a fornire novità inquietanti e per il proseguimento del processo a danno del broker di origini tedesche spunta un memoriale della donna che per la prima volta accusa direttamente il suo ex compagno nonché padre del figlio nato pochi mesi fa. L’accusa arriva con un manoscritto depositato dall’ex bocconiana, già in carcere per 14 e 16 anni frutto dei due procedimenti sulle aggressioni con l’acido, nel processo ancora in corso ai danni di Boettcher: sono sei pagine nelle quali la giovane, oltre ad imputare a lui per la prima volta la “regia” dei blitz, racconta nel dettaglio tutte le pratiche di dominazione sessuale che subiva da Alex. «Voleva che io perdessi un braccio, una gamba, perché io non fossi più desiderabile agli occhi degli altri». Ha pianificato tutto Boettcher dunque, secondo la Levato, che finora non ha riferito tutto quanto per “paura di ritorsioni, di vendita da parte sua. Paura per me e per i miei familiari e per la confusione ingenerata dal tentativo riuscito di manipolarmi da parte sua”, racconta ancora la Levato nel memoriale diffuso dal Fatto Quotidiano.