Allarme dei servizi segreti italiani per i rischi terrorismo provenienti dai Balcani. Il nostro Paese “appare sempre più esposto” alla minaccia di attacchi jihadisti, anche perché nella propaganda islamista l’Italia è spesso nel mirino per i suoi rapporti con Stati Uniti e Israele e per il suo impegno contro la realtà del terrorismo. Nel rapporto annuale dei servizi di intelligence al Parlamento emerge in particolare il timore che i terroristi colpiscano in occasione del Giubileo. A ciò si aggiunge la possibilità che nuove generazioni di aspiranti mujaheddin finiscano per affiliarsi all’Isis. Abbiamo chiesto un commento al generale Mario Mori, ex comandante dei Ros e direttore del Sisde dal 2001 al 2006.
Che cosa ne pensa di un’eventuale minaccia terroristica proveniente dai Balcani?
Nei Balcani c’è una forte presenza di etnia musulmana. E’ evidente che tra queste popolazioni possono esserci persone che si sono ispirate a forme di integralismo.
Nei Balcani è in atto una radicalizzazione dell’islamismo?
No. Ormai la realtà dei musulmani nei Balcani è storicamente consolidata, risale all’Impero Ottomano. Questo fa sì che ci siano una serenità e una tranquillità per cui solo poche persone possono essere orientate al fenomeno terroristico. Il terrorismo nasce quando c’è lo sradicamento.
Anche tra i profughi possono nascondersi dei terroristi?
Io continuo a scindere in modo netto il problema dei profughi che fuggono dalla guerra e quello del terrorismo. Sono due mondi diversi, e da un lato sono gli stessi terroristi che si vogliono distaccare dal fenomeno dei profughi. D’altra parte se emergesse un legame con il jihad i migranti rischierebbero identificazione, concentramento, arresti, deviazione dagli itinerari su cui si sono orientati. I due fenomeni sono quindi completamente diversi e non ci sono punti d’incontro se non casuali.
Pur essendo due fenomeni diversi, lei esclude che i terroristi vogliano infiltrare i flussi dei rifugiati?
Se io dovessi organizzare un attentato non mi fiderei di masse di persone che fuggono dalla guerra. I terroristi possono già contare su insediamenti in Bosnia Erzegovina, in Francia, in Germania e nel Regno Unito.
Da dove viene in questo momento la minaccia terroristica più grave per l’Italia?
Da quelle nazioni, come la Francia e il Belgio, dove da più lungo tempo ci sono stanziamenti di popolazioni di fede musulmana. La seconda città dell’Algeria per numero di abitanti è Marsiglia, dove gli immigrati arabi sono già alla terza generazione e hanno il passaporto francese. In Italia se un immigrato risulta sospetto possiamo espellerlo, in Francia invece nella maggior parte dei casi questo non è possibile perché è un loro cittadino. Sono realtà queste dove esiste un substrato tale per cui un terrorista può lavorare perché la situazione gioca a suo vantaggio.
I nostri servizi sono in grado di prevenire il rischio terrorismo?
Sì. Nessuno può dire che ci sia pericolo zero, ma le nostre forze di polizia a livello europeo rappresentano l’eccellenza, e quindi sono in grado di fronteggiare il fenomeno terrorismo nelle sue espressioni più significative.
Che cosa fa sì che le nostre forze siano un’eccellenza?
I fenomeni che abbiamo dovuto affrontare nel secondo dopoguerra. Le nostre forze di polizia hanno fronteggiato la realtà del terrorismo interno, poi quella della criminalità organizzata e adesso quella del terrorismo internazionale. Si sono create delle professionalità e delle metodologie di impiego che ormai sono in grado di fronteggiare qualsiasi tipo di manifestazione di carattere criminale, sia essa terroristica o criminale comune. E’ una potenzialità che in Europa ci riconoscono tutti.
(Pietro Vernizzi)