Rinviato il rientro in Italia dei due ostaggi liberati ieri. Il dipartimento media stranieri di Tripoli ha infatti fatto sapere che i due devono ancora sostenere diversi interrogatori. Il rientro previsto per stasera è dunque rinviato a domani. Intanto c’è dolore ma anche rabbia nelle parole della moglie di Salvatore Failla, uno dei due tecnici rimasto ucciso due gironi fa in modo ancora non chiaro. Lo stato non è stato capace di riportarlo a casa vivo, ha detto la donna, la liberazione degli altri due ostaggi è stata pagata con il sangue del marito, ha detto ancora. La donna ha anche detto che non vuole che l’autopsia venga fatta in Libia.
Era stato scarcerato da poco, sembrava promettere di essere cambiato, addirittura voleva aprire una comunità di accoglienza. Invece Pietro Maso, che uccise i genitori nel 1991 e ha scontato 22 anni di carcere, è stato ricoverato due gironi fa in una clinica psichiatrica a Verona. Aveva minacciato le sorelle, frasi come “adesso finirò quello che avevo cominciato vent’anni fa”, parole che potevano significare solo “le voglio uccidere”. Le due donne erano state messe sotto scorta armata, poi il ricovero. Una delle sorelle che lo aveva incontrato a fine dello scorso dicembre aveva dichiarato di averlo trovar in stat confusionale con deliri di onnipotenza: “L’ho trovato con deliri euforici che mi hanno lasciato basita e spaventata e mi hanno ricordato lo stato in cui versava nel 1991 prima degli omicidi”.
Neve anche a bassa quota, Torino e il Piemonte sono coperti da una coltre di neve che rende assai difficoltoso il traffico. In mattinata traffico bloccato sulla A6 in provincia di Savona nella galleria di Altare, 14 chilometri di blocco per le forti nevicate, è stato imposto lo stop ai mezzi pesanti e alle auto in transito. La situazione adesso è sbloccata. Neve anche in provincia di Forlì e sull’arco alpino prealpino del Veneto. Neve anche in provincia di Varese e nell’alto varesotto, chiuso lo svincolo autostradale Pedemontana, si segnala il rischio di valanghe in Valtellina e Valchiavenna.
Buone notizie dal fronte libico,da cui ci fanno sapere che i due ostaggi italiani, Calcagno e Pollicardo sono liberi. La notizia ci giunge dal web. Infatti, sembrerebbe che sia stato postato su Facebook un biglietto dell’organo di stampa libico Sabrata. La Farnesina, intanto, conferma questa versione dei fatti, tranquillizzando le famiglie che gli ostaggi sono liberi. Pollicardo e Calcagno al momento si trovano sotto la tutela dell’autorità locali, in attesa di fare rientro in Italia. Rapiti durante una scorsa estate, purtroppo i due ostaggi sono piuttosto provati. I due, ricordiamo, erano stati rapiti insieme ai colleghi Piano e Failla, per i quali, purtroppo, ci è stato un tragico epilogo. Infatti, dopo le recenti notizie di una presunta loro liberazione,solo ieri è giunta la drammatica realtà: due dei dipendenti della Bonatti hanno perso la vita durante un conflitto a fuoco scoppiato a sud di Sabatra, tra le resistenze dell’Isis e le forze libiche. Secondo le prime indiscrezioni, purtroppo, Piano e Failla sono stati usati come scudi umani dai jihadisti dell’Isis. Altre indiscrezioni trapelate dalle autorità libiche, invece, confermano la morte dei due tecnici della Bonatti per colpi di arma da fuoco alla nuca. Oggi, invece,la felice notizia sulla fine della tragedia per gli altri due italiani, che sembrano essere stati liberati grazie ad un blitz delle forze di sicurezza libiche. Pollicardo e Calcagno erano tenuti ostaggio un un appartamento, controllato dagli uomini dell’Isis. I familiari, felici, hanno potuto constatare le foto pubblicate su Facebook, nonché sentire telefonicamente le loro voci e sapere delle loro emozioni e stati d’animo.
Oggi, per la prima volta, Massimo Bossetti rivela la sua verità ed in aula racconta di non aver mai conosciuto Yara. Bossetti, durante l’interrogatorio racconta di non aver mai conosciuto, né avuto contatti, coni membri della famiglia Gambirasio, tranne che con il padre di Yara che conosceva solo di vista. Dopo aver ricostruito la sua vita lavorativa, Massimo Bossetti racconta che in quel periodo era solito fermarsi all’edicola di fronte al centro sportivo per acquistare gadget e figurine per i figli. Alla domanda del pm sul perché nessuno lo ricordasse come abituale frequentatore della zona, Massimo Bossetti accusa gli altri di aver mentito. A riguardo, quindi, conferma di dire solo la verità dei fatti.
Polemica non troppo usuale per il nostro paese, che coinvolge i sindacati e un direttore troppo zelante, accusato di “lavorare troppo”. Il grido d’allarme lanciato contro il nuovo direttore della Reggia di Caserta, Mauro Felicori dai sindacati: “Questo direttore lavora troppo. Così non va”. La risposta di Felicori non si fa attendere, così come il commento di Renzi (“Il vento è cambiato”): “L’ obiettivo è riaprire regolarmente tutti quegli spazi che ho trovato chiusi, ad iniziare dal Teatro di Corte. Inizieremo con le visite guidate, ma in futuro organizzeremo concerti replicando alle accuse dei sindacati, secondo i quali alcune sale oggi aperte andrebbero chiuse per carenza di personale. Abbiamo delle carenze ma non più di altri musei”.
Mai dire mai, e a maggior ragione mai dormire sonni tranquilli in un caso di omicidio, anche se sono passati 20 anni e si è riusciti a farla franca. E’ così, con il ritrovamento di un coltello, in possesso di un agente di polizia in pensione, che il caso di OJ Simpson torna sotto le luci dei riflettori. La Polizia di Los Angeles ha dichiarato in una conferenza stampa che al momento il coltello e’ sottoposto ai necessari test, ma che la natura del ritrovamento e le molte domande lasciano diversi interrogativi irrisolti. Al momento sembra che il poliziotto ne fosse venuto in possesso nel momento della demolizione della proprietà di OJ Simpson nel 1998, consegnato da un operaio sul cantiere, e che lo avrebbe custodito per anni.