Si è svolta oggi in piazza San Pietro l‘Udienza Giubilare di Papa Francesco. L’affollamento di fedeli non era imponente come nelle scorse occasioni, forse anche complice il primo caldo che si è abbattuto sulla Capitale, ma la folla abbastanza nutrita è stata comunque molto festante nei confronti del Pontefice. Il commento del Papa, prima di soffermarsi sul Vangelo di Marco, ha riguardato ancora una volta le scritture dell’Antico Testamento, in particolare quelle dei Profeti. A questo proposito, Papa Francesco ha insistito sul valore della conversione, ovvero del cambio radicale di stile di vita per seguire il Signore (come aveva raccontato la scorsa settimana a proposito della conversione di Eliseo a seguito del suo maestro Elia). I Profeti sono stati i primi, all’interno delle Sacre Scritture, a predicare il valore del ripensamento e del ritorno sui propri passi, per tornare al Signore e chiedere perdono dello stile di vita sbagliato scelto, decidendo da quel momento in poi di vivere nel Suo nome. Anche dal punto di vista linguistico, convertire significa invertire completamente il senso di marcia, tornando all’amore di Dio che è l’unico sicuro ed eterno. Da qui Papa Francesco ha preso le mosse per commentare il Vangelo di Marco, sostenendo che il valore della conversione sia stato riconosciuto anche da Gesù Cristo in persona, che ne ha fatto uno dei punti cardine della sua predicazione itinerante: “Convertitevi e credete al Vangelo” dice Gesù nello scritto di Marco. Ed è interessante notare come il tema della conversione sia abbinato a quello di un lieto evento e dell’arrivo di buone notizie, poiché Vangelo in greco significa proprio “buona notizia, buona novella”. Gesù si presenta, quindi, alle genti non portando il Suo valore personale, ma con l’umiltà di ammettere di essere accompagnato dalla buona Parola di Dio, che è l’unico elemento da seguire per una vita piena e giusta nella Fede.
Soffermandosi ancora su alcuni episodi di predicazione di Cristo, Papa Francesco ha ricordato che il Figlio dell’Uomo ha sempre chiamato a sé le persone in nome di un ideale più giusto, e non ergendo sé stesso come esempio perfetto: questo sta ad indicare che Cristo non ha mai voluto mettersi nella posizione di giudice e di maestro, ma ha voluto condurre un’esistenza di Uomo tra gli uomini, per mostrare che non bisogna essere speciali per meritare la Misericordia del Padre, ma solo avere un cuore puro e predisposto all’amore di Dio. Ognuno di noi, tra l’altro, può essere motore e testimone di una conversione, basta solo aprire il cuore alla Misericordia e, seguendo l’esempio di Gesù, non giudicare il nostro fratello peccatore. Papa Francesco ha poi continuato con un cambio di prospettiva, spiegando cos’è la conversione per chi la riceve oltre che per chi si impegna per realizzarla verso un altro uomo: la conversione è grazia, è scoprire che la vita in Cristo è migliore e più luminosa del passato oscuro e cieco nel quale ci si era auto relegati, e scoprire anche che Dio non è vendicativo verso il fedele che si è allontanato, ma ama il figliol prodigo ritornato tra le Sue braccia come e più di quello rimasto sempre a casa. Proprio come Gesù, al solo tocco della sua mano, permetteva ai reietti della società di sentire dentro sé l’amore e la spinta verso Dio tale da far cambiare radicalmente percorso di vita, allo stesso modo ogni fedele ha il dovere morale di far sentire Dio vicino al proprio fratello smarrito.
Ha poi continuato sostenendo che spesso, nella vita quotidiana, sopraggiunge nelle persone un’esigenza radicale di cambiamento, nel corpo o nello spirito, per insofferenza verso la propria vita quotidiana. Quest’esigenza preme dentro di noi e non ci fa essere sereni, ma se solo ci mettiamo in ascolto scopriamo che Gesù è di fianco a noi, e ci sta tendendo la mano per offrirci di essere lui il nostro cambiamento, per offrirci di essere felici. Questo, secondo il Pontefice, è il primo passo per aprire gli occhi e scoprire che non esiste conversione e cambiamento interiore se non si tende la mano a Dio. Porre resistenze, insiste ancora Papa Francesco, è inutile, e il Signore troverà il modo di entrare anche attraverso una porta che crediamo di averGli chiuso, quindi tanto vale spalancare subito il cuore e vivere di puro amore. Nella parte finale, come al solito, il Pontefice ha salutato i 150 rappresentanti della categoria dei fornai, fondamentali perché “portano il pane”, e i 300 volontari del Cottolengo di Torino. Un saluto è andato anche alla Federazione Ciclistica e ai fedeli fiorentini, accompagnati dal card. Giuseppe Betori, e ai fedeli delle diocesi di Altamura, Gravina e Acquaviva delle Fonti, Belluno e Feltre, Lamezia Terme, Oria e Sora, Cassino, Aquino e Pontecorvo.