L’Angelus di oggi, 10 luglio 2016, di papa Francesco ha riguardato un commento al Vangelo di Luca, in particolare all’episodio della parabola del Buon Samaritano. Sin dal principio della liturgia, il pontefice ha sottolineato come il centro della morale di questa parabola sia l’invito ad incentrare la propria vita non sulle proprie emozioni ed esigenze, bensì su quelle del prossimo. quando un fratello o una sorella in difficoltà ci tende la mano e chiede il nostro aiuto, allora lì vuol dire che siamo dei buoni cristiani. Se nessuno ci interpella per continuare in cammino insieme, ammonisce Francesco, allora significa che qualcosa nel nostro cuore non sta funzionando, che qualche legame si è spezzato. Lo stesso Gesù, nell’illustrare questa parabola ai Dottori della Legge, sottolinea che il seguire pedissequamente i dettami dei libri sacri a costo di sacrificare l’empatia con il prossimo non può condurre a nulla di buono, allontanando il fedele, anche il più rigoroso, da una vita di vero amore.I Dottori della Legge, secondo il Vangelo, non sapevano neppure dire chi fosse il loro prossimo, chiusi com’erano nella sequela sterile delle parole delle Scritture: la stessa domanda, secondo il papa, deve porsela il fedele moderno. Chi sono io? Chi è il mio prossimo?
Gesù, proprio per rispondere a questi Dottori e farli uscire dalla loro cecità, racconta la parabola del Buon Samaritano, secondo la quale un uomo che percorreva la strada da Gerusalemme a Gerico fu soccorso da un altro uomo molto caritatevole mentre si trovava in difficoltà. Il pellegrino, ferito, assetato e sofferente, era stato ignorato da tutti i passanti, ma non dall’uomo proveniente dalla Samaria, che si era offerto di medicare le sue ferite e di dargli da bere e da mangiare. Coloro che lo avevano ignorato erano un sacerdote e un levita, quindi figure preposte ad insegnare la legge morale alle persone, ma con questo gesto avevano proprio trasgredito a qualsiasi legge morale dicessero di tenere per vera. Gesù, a questo punto, ricorda ancora Francesco, chiese al Dottore della Legge quale, secondo lui, fosse stato il ‘prossimo’ per il pellegrino: il sacerdote, il levita o il samaritano? La risposta è semplice, ma densa di significati profondi: il prossimo è chi ha compassione della condizione di un sofferente, indipendentemente da tutto il contesto circostante. A questo punto l’insegnamento del Cristo vira su un aspetto all’epoca rivoluzionario e quasi eretico: non sono io che catalogando tutte le altre persone in varie classi sociali o macrocategorie decido chi può essere considerato prossimo e chi no, ma sono io che decido se fare o meno di me stesso un ‘prossimo’ per qualcun altro, se tendere la mano a mio fratello che soffre oppure no. Leggere dai libri e conoscere le Scritture a memoria, questo non fa di una persona un buon Cristiano, tanto che Francesco cita quasi scherzosamente la canzone di Mina e Celentano ‘Parole, parole, parole!’. No, fare, agire, impegnarsi in prima persona per il mio fratello che soffre, questo fa di me un buon Cristiano. Solo l’agire può far sì che portiamo nel nostro cuore una Fede feconda, cioè in grado di rigenerarsi dopo ogni inverno e di dare sempre i frutti ad ogni primavera. Chi non agisce e si riempie la bocca soltanto di belle parole, invece, porta in sé una fede sterile e non più in grado di fruttificare, come un ramo di vite avvizzito che ormai non darà più grappoli.
Sul finire dell’omelia, Francesco si è raccomandato ancora una volta alla Madonna, vero esempio di Fede, purezza e amore, perché guidi sempre il suo popolo alla riscoperta ed al mantenimento della carità e della misericordia. Dopo l’Angelus, il papa ha ricordato che proprio oggi ricorre il festeggiamento della Vergine del Mare: ha, pertanto, raccomandato al cuore di Maria del Mare tutti coloro che svolgono un lavoro sulle acque, come marinai e pescatori, lavori che spesso sono pericolosi e pieni di insidie, come pure i cappellani e i sacerdoti di bordo, che hanno votato la propria vita al servizio delle acque. Francesco ha salutato tutti i pellegrini di Roma e d’Italia, sia quelli presenti in piazza San Pietro che quelli collegati via etere. Una menzione particolare è stata riservata ai fedeli di Porto Rico e a quelli polacchi che hanno preso parte alla corsa della Famiglia di Radio Maria al Santuario di Czestochowa, per giungere a Roma dopo una marcia podistica. Non è mancato il saluto ai fedeli argentini come il papa, sempre responsabili di gioiosa confusione nella piazza. Infine, il pontefice ha salutato le famiglie della diocesi di Adria-Rovigo, le Suore Figlie della Carità del Preziosissimo Sangue, l’Ordine Secolare Teresiano, i fedeli di Limbiate e la Comunità Missionaria Giovanni Paolo II, finendo l’omelia con un augurio di buon pranzo e buona domenica.