Un gesto a volte dice più di tante parole: ammettete, quante volte avete sentito questa frase, così inflazionata che ha ormai rasentato i limiti della banalità? Sì, tante volte. Forse troppe. Però dai, quanto avvenuto ieri in un posto imprecisato della Francia (non importa dove ma è successo) che in un colpo solo non ha cancellato tutta la tensione, gli scontri, i morti ma anche la pazza gioia delle vittorie sportive come la disperazione per le sconfitte di questi Europei di Francia 2016; ha però di fatto accesso una speranza per cui il calcio è ancora un gioco e qualcosa può superarlo e “salvarlo” anche in un momento di estrema fatica come aver perso una finale in casa. Quanto successo alla Francia ieri sera, super favorita e contro un Portogallo senza Ronaldo dopo 5 minuti, ha del clamoroso: ha perso, ai supplementari, con i tifosi francesi di colpo gettati nel panico più totale e in piena isteria collettiva. Le telecamere hanno ripreso il tutto, in una piazza un tifoso giovane francese piange inconsolabile, un amico ci prova a dirgli che in fondo è una partita, ma chi è vero tifoso sa che in quei momenti il pianto è più forte di tutto. O forse quasi tutto.
Si avvicina ad un certo punto un bambino che con la maglia del Portogallo dice qualcosa al giovane che prima lo guarda stranito poi si abbassa gli da una carezza, anche se continua a piangere sulla sua maglia transalpina. Allora a quel punto il bimbo lusitano serissimo ma colpito dalle lacrime di quel ragazzo dice ancora qualcos’altro: il francese si abbassa e lo abbraccia fortissimo, smettendo di piangere e commosso questa volta per quel gesto così naturale e così strano. Proprio così, a volte l’uomo comune ha proprio bisogno di quello: “cerco un gesto, un gesto naturale…” cantava Gaber. Nulla di più vero. Anche nel calcio.