Un urlo potentissimo, una invocazione al cielo e uno strazio per un dolore enorme: così la vedova di Emmanuel Chidi Nnamdi, il nigeriano ucciso a Fermo dalla violenza razzista dell’ultra destrorso, ieri durante i funerali ha urlato tutto il suo strazio durante le predica di Don Vinicio Albanesi. Ripetiamo, un urlo che è parso una preghiera, una sorta di invocazione al cielo che urlava tutta la disperazione per aver “portato” via il marito e compagno di una vita. Emmanuel (il cui significato del nome vuole dire “Dio con noi”) è morto in un modo assurdo, ucciso da una furia omicida frutto di odio razzista dopo che assieme a lei, la bella Chinyere, erano scappati dalla repressione e dagli attentati contro i cristiani da parte dei terroristi di Boko Haram. Un urlo che racchiude tutta l’impotenza umana contro il male e contro il destino: ma il destino è avverso? In Chiesa gli amici e i conterranei di Emmanuel hanno sconvolto tutti – compresa la vedova che è anche svenuta ad un certo punto – quando hanno affermato «Emmanuel poteva morire nel Mediterraneo, se è morto qui 7 mesi dopo in Italia, è la volontà di Dio. Sia fatta la volontà di Dio, che Dio vi benedica».
Incredibile, un dolore che non dovrebbe giustificare queste parole: e invece avviene. Il dolore non è in alternativa alla preghiera e alla fede: i canti intonati con tamburi come vuole la tradizione nigeriana, con uno spiritual profondissimo come “When the Saints Go Marchin’in” hanno portato i funerali verso l’epilogo dove il prete amico della coppia funestata dalla furia omicida e razzista ha riferito «Lei mi ha chiesto ‘dove era Dio mentre mio marito moriva? Le ho risposto che era con Emmanuel, Lui che è stato schernito, deriso, umiliato e infine crocifisso». Un dolore non accettabile dall’uomo che ha infatti dovuto attendere, aspettare, riconoscere e comunque sempre tradire Colui il quale è venuto per liberare questo dolore. Un tradimento, una mancanza di fede che non toglie però il fatto decisivo: quel Nazareno umiliato e ucciso ma anche risorto, Lui è con noi. Come il nome “Emmanuel” profeticamente e drammaticamente ci ricorda.