La morte di Roberto Gambina, lo studente trovato senza vita e con ferite gravissime davanti la scuola, l’Istituto Linguistico Paritario “Lanza” di Vittoria, otto mesi fa esatti, continua a restare un mistero. Dall’inizio del giallo, la famiglia intera del ragazzo ha dato vita a numerose iniziative, tutte volte a restituire le risposte in merito alla morte di Roberto. Dopo l’iniziale pista del suicidio alla quale i genitori non hanno mai voluto credere, come riporta Ragusanews.it, il nonno della vittima aveva tentato di raccogliere l’attenzione degli inquirenti tappezzando l’intera città con manifesti funebri del nipote, con l’intento di ottenere verità e giustizia. Successivamente a chiedere risposte è stata anche la madre dello studente 19enne, la quale simbolicamente si è incatenata al cancello dell’istituto scolastico nel quale il giovane è stato trovato morto. Un gesto estremo che è servito a far intervenire la polizia ed il procuratore Carmelo Petralia, i quali avrebbero rassicurato la donna sul proseguimento delle indagini, sebbene ad oggi manchino ancora le risposte sperate.
A otto mesi esatti dalla morte di Roberto Gambina, il giovane trovato senza vita la mattina del 20 novembre 2015 all’interno dell’Istituto Lanza di Vittoria, la famiglia continua a chiedere che venga fatta luce sulla misteriosa vicenda. Nessun colpevole né un indagato compare ancora nel giallo nel quale l’unica cosa certa è la vittima, apparentemente senza motivi che potessero far presagire una fine così dolorosa considerata suicidio, sebbene la famiglia faccia fatica a credere a questa pista. Mentre la Procura di Ragusa continua con le sue indagini sulla morte di Roberto Gambina, come riporta anche il sito grandangoloagrigento.it, i genitori, ai quali il ragazzo era molto legato, chiedono con forza verità e giustizia con tutti i mezzi in loro possesso. A tal fine, la madre in particolare ha finora messo in atto plateali proteste fino all’ultimo gesto. A supporto dei legali che dall’inizio del giallo si stavano occupando del caso, è stato incaricato uno staff di consulenti di parte con l’intento primario di trovare il presunto responsabile della morte di Roberto Gambina e dare così alla sua famiglia tutte le risposte che stanno attendendo da ormai otto mesi.
Gridano ancora a gran voce che venga fatta giustizia, i genitori di Roberto Gambina, il giovane della provincia di Ragusa morto in circostanze misteriose il 20 novembre del 2015. Sono tanti i punti oscuri ancora presenti nel caso, a partire dall’ipotesi di suicidio che i familiari non hanno mai accettato e che non quadrerebbe con alcuni elementi presenti sulla scena del crimine. A dare una lettura del tutto nuova potrebbero essere l’analista forense Luca Russo, specializzato in criminologia, scienze investigative avanzate e antropologia, e la criminologa forense Margherita Carlini. Riporta infatti grandangoloagrigento.it che la famiglia ha richiesto il loro intervento per arrivare ad una risposta definitiva che possa chiarire i molteplici interrogativi presenti. I due esperti sono entrambi conosciuti nell’ambito di diverse casi ed alle Procure della Repubblica: la Carlini si è infatti occupata fra gli altri anche dell’omicidio di Melania Rea. Lo staff scoprirà piste finora rimaste in letargo? I due periti per ora non si sono voluti esprimere in merito, prendendo tempo per analizzare meglio le indagini ed i particolari. Alcuni mesi fa la madre di Roberto Gambina, Consuelo Bonifazio, si era incatenata al cancello dell’Istituto Lanza di Vittoria (RA), lo stesso che frequentava il figlio. La donna per tutti questo tempo non si è mai arresa e con un gesto simbolico, come riporta Ragusanews.com, ha voluto chiedere ancora una volta di non parlare di suicidio. Roberto Gambina è stato ritrovato privo di vita nel cortile della scuola, ma la possibilità che si fosse voluto suicidare, gettandosi da una finestra del secondo piano della scuola, era parsa subito strana ai familiari. Il ragazzo infatti a detta di tutti non aveva alcun motivo per compiere quel folle gesto, né aveva dei problemi scolastici che potessero turbarlo. Ad aggiungere i dubbi il particolare con cui si sono svolte le indagini e la frettolosità con cui, nel giro di poche ore, il caso è stato chiuso.