Chi indaga sulla scomparsa misteriosa di Maria Chindamo, già da tempo segue la strada del delitto su commissione motivato dalla vendetta. La criminologa Angela Tibullo, nel commentare il giallo dell’imprenditrice agricola, sulle pagine del settimanale diretto da Andrea Biavardi ha voluto avanzare una terza ipotesi, invitando all’attenzione gli stessi inquirenti. “L’omicidio potrebbe essere stato messo in atto proprio nel giorno dell’anniversario della morte del marito per depistare l’inchiesta e portarla verso i parenti del marito”, ha asserito la criminologa. Non è un caso se proprio i familiari del marito morto suicida un anno prima, sono stati i primi ad essere accusati della morte di Maria Chindamo. “Perché un assassino dovrebbe lasciare un simile indizio?”, si sarebbe chiesta l’esperta. L’ultima parola, ora, spetterà agli inquirenti che potrebbero decidere di analizzare fino in fondo il giallo anche alla luce di questa interessante nuova ipotesi.
La scomparsa di Maria Chindamo, da quasi quattro mesi è avvolta nel più fitto mistero. Secondo gli inquirenti, scrive Giallo, quanto accaduto all’imprenditrice agricola 44enne, potrebbe trattarsi di un delitto su commissione, attentamente studiato a tavolino ed architettato per vendetta nei confronti di Maria, che aveva scelto di voltare pagina e rifarsi una nuova vita sentimentale. Non è un caso se la sua scomparsa sia avvenuta in concomitanza con il primo anniversario della morte del marito, Ferdinando Punturiero, che si tolse la vita proprio in seguito alla sua decisione di lasciarlo. Sul caso è intervenuta tramite il medesimo settimanale anche la criminologa Angela Tibullo che avrebbe commentato, sostenendo la tesi del delitto: “I killer potrebbero essersi ispirati alle tremende regole della criminalità organizzata che elimina i cadaveri per cancellare ogni traccia”. “Temo sia avvenuto un depistaggio”, ha aggiunto.
Continuano le indagini sulla scomparsa di Maria Chindamo. Dell’imprenditrice agricola non si hanno più notizie dallo scorso 6 maggio, da quando ha fatto perdere le sue tracce da Limbadi, in provincia di Vibo Valentia, frazione Montalto. Secondo la criminologa Angela Tibullo, interpellata dal settimanale Giallo come si legge su Urbanpost, sarebbero “scarse le possibilità di ritrovare il corpo della imprenditrice visto che sulle auto, una cinquantina di mezzi fra auto e macchine utilizzate in azienda, non è stato ritrovato alcun indizio utile alle indagini”. Nell’ambito dell’inchiesta sulla scomparsa di Maria Chindamo, a fine maggio scorso, come riferito da Ch l’ha visto, la procura della Repubblica ha disposto una decina di perquisizioni nei territori di Limbadi, Laureana di Borrello e Rosarno. Sono stati utilizzati anche cani molecolari e sono state sequestrate almeno dodici auto e alcuni mezzi agricoli per essere analizzati dai carabinieri Ris di Messina. Le ipotesi di reato dell’inchiesta sulla scomparsa di Maria Chidamo sarebbero sequestro di persona e omicidio a carico di ignoti.
La scomparsa di Maria Chindamo, l’imprenditrice calabrese di 44 anni che fece perdere le sue tracce lo scorso 6 maggio, già da tempo si è tramutata in un presunto omicidio dai risvolti inquietanti. Non ne avrebbero dubbi gli inquirenti che indagano da mesi sull’intricato caso e che ha visto di recente l’intervento della criminologa Angela Tibullo, interpellata dal settimanale Giallo. L’esperta ha evidenziato una serie di dubbi che non erano passati inosservati agli stessi investigatori, relativi a quanto realmente accaduto a Maria Chindamo la mattina di inizio maggio, proprio in concomitanza con l’anniversario della morte del marito, quando scomparve dalla sua tenuta di Limbadi lasciando le tracce di una violenta lite tramutatasi in sequestro. Quel giorno, Maria aveva appuntamento con alcuni suoi operai, ma nessuno la vide. Uno dei suoi dipendenti, Alessandro Dimitrov, trovò il fuoristrada della donna proprio di fronte al cancello della sua azienda, con lo sportello ancora aperto. All’interno del mezzo, i documenti ed il telefono della donna scomparsa, insieme a qualche ciocca di capelli mista a sangue. Dei suoi aggressori, invece, alcuna traccia, segno che con ogni probabilità avranno agito scrupolosamente. Secondo gli inquirenti si sarebbe trattato di un delitto su commissione forse per vendetta. Fatto sta che la stessa criminologa oggi, a distanza di oltre tre mesi dalla scomparsa di Maria Chindamo, si pone degli interrogativi molto interessanti: “Ma è mai possibile che in campagna, alle 7 del mattino, in una zona silenziosa e frequentata da molti contadini, non si sia sentito un urlo?”. A detta dell’esperta, appare oltremodo incomprensibile come nessuno si sia accorto di nulla, compreso l’operaio Dimitrov “che da dov’era poteva vedere la scena dell’aggressione e quindi sentire l’urlo di aiuto che Maria Chindamo ha sicuramente lanciato”. Insiste Angela Tibullo: “Quel dipendente non ha davvero sentito nulla? In ogni caso era molto vicino al luogo in cui Maria è stata aggredita”. Tanti, dunque, sarebbero gli aspetti controversi della particolare vicenda che di certo continua ad avere solo la scomparsa della donna.