Si può definire praticamente chiuso il caso di Katia Dell’Omarino, la 41enne di San Sepolcro uccisa nella notte tra l’11 e il 12 luglio scorso. A detta degli inquirenti che lo hanno tratto in arresto, a compiere l’omicidio è stato Piter Polverini, 24enne di San Giustino d’Umbria. Il movente? Il mancato accordo sul pagamento di una prestazione sessuale. Secondo La Nazione, dopo un rapporto Katia avrebbe chiesto dei soldi al ragazzo, non più di una ventina di euro, che si sarebbe rifiutato e, al termine di una lite furiosa, avrebbe spaccato la testa della donna a martellate. Ad incastrare il presunto assassino è stata la testimonianza del barista del locale La Perla Nera di via Aggiunti, dove Katia e Piter si erano incontrati quella tragica sera prima di dirigersi verso le piscine del paese. Ed è proprio il barista a svelare che tante volte, dopo l’omicidio, il Polverini si era recato al bar parlando del delitto, augurandosi che il colpevole venisse presto assicurato alla giustizia:”Allora, cosa dicono di quest’omicidio? Quando lo prendono?”. Uno dei frequentatori del bar, aggiunge:”Sarà tornato qui 4-5 volte, perché spesso con il lavoro usciva tardi da Arezzo e il suo atteggiamento non lasciava trasparire nulla. Era insomma il più normale dei frequentatori, seduto al tavolo, nonostante vivesse con questo fardello addosso”.
Si chiude il cerchio attorno al delitto di Katia Dell’Omarino, la 41enne di Sansepolcro uccisa nella notte tra l’11 ed il 12 luglio scorso. Le fitte indagini che hanno caratterizzato gli ultimi due mesi, non si sono fermate fino all’arresto dell’assassino, avvenuto all’alba di ieri. Presunto, per l’esattezza, almeno secondo la legge. Piter Polverini, 24enne di Arezzo ma residente a San Giustino Umbro in provincia di Perugia, avrebbe ammesso di essere stato lui ad uccidere Katia Dell’Omarino. Lo ha fatto all’arrivo dei Carabinieri presso la sua abitazione, alla vista dei quali, prima delle manette, non ha evidenziato alcuna sorpresa, asserendo anzi di averli a lungo attesi. Al cospetto del suo avvocato, Roberta Blasi, giunta al comando insieme ai genitori del giovane ed al collega, Mario Cherubini, Piter Polverini si sarebbe poi avvalso della facoltà di non rispondere. La sua confessione, dunque, è rimasta tecnicamente fuori dal verbale, come rivelato da Arezzonotizie.it. Dopo il fermo del ragazzo, che dal pomeriggio di ieri si trova presso il carcere di San Benedetto, è stata rinvenuta su sua indicazione anche l’arma – un martello – usata per fracassare la testa di Katia Dell’Omarino al culmine di una violentissima lite. Al centro della discussione, ci sarebbe il compenso pattuito per una prestazione sessuale, ritenuto eccessivamente alto dal presunto assassino e che avrebbe scatenato la follia omicida. Sebbene il movente sia stato chiarito, mancano ancora da definire alcuni dettagli sul delitto in sé, ma le indagini sul giallo di Sansepolcro si avviano sempre di più verso la loro chiusura. Ciò che è interessante sottolineare è cosa avrebbe spinto gli inquirenti ad indirizzare la loro attenzione su Piter Polverini. Il lavoro degli investigatori sin da subito ha portato ad inserire nel gruppo di attenzionati il 24enne. Ciò che fino alla fine è stato taciuto, è relativo al vero identikit dell’assassino di Katia Dell’Omarino. Di vero, dalle indiscrezioni emerse prima dell’arresto di Polverini, vi era l’essere totalmente insospettabile così come gli over 50 finiti nel mirino degli investigatori. Come rivela La Nazione, gli elementi che avrebbero portato i Carabinieri ad interrogare quasi subito Piter sono numerosi: le testimonianze, in primo luogo, ma anche le immagini delle telecamere. Il ragazzo, nel suo primo interrogatorio, avrebbe dato una versione lucida ma contrastante rispetto agli elementi raccolti dagli inquirenti. Sottoposto subito al test del Dna insieme ad altri 17 campioni, solo 7-8 di questi sono stati controllati dalla genetista Spinetti, tra cui quello di Polverini che ha avuto esito positivo. E’ lui, dunque, “Ignoto 1”, che la notte del 12 luglio scorso lasciò enormi tracce sul corpo di Katia Dell’Omarino e nel luogo del delitto, ai margini del torrente Afra, dove il corpo della donna fu rinvenuto. Dalle indiscrezioni, inoltre, Piter Polverini era un frequentatore occasionale della vittima. Sempre nella giornata di ieri si è tenuta la conferenza stampa durante la quale è emerso che il nome del presunto assassino non era presente nelle agendine, nei post e nei vari bigliettini sui quali Katia appuntava i suoi contatti.