Chiamatela gara di aghi: secondo alcuni è un “gioco”, secondo altri un clamoroso caso di malasanità, quel che sembra evidente è che a farne le spese siano stati i pazienti dell’Ospedale San Bortolo di Vicenza. Come riportato dal Corriere della Sera, il primario del pronto soccorso vicentino, Vincenzo Riboni, aveva scoperto la presenza di una chat Whatsapp tra infermieri che invogliava ad utilizzare gli aghi più grossi sui pazienti. Il capo del reparto, colui che ha denunciato l’accaduto, come riferisce Gian Antonio Stella, dal 24 settembre al 2 ottobre resterà senza stipendio, mentre per il prossimo mese è stato invitato a recuperare le ferie accumulate fin qui. Al contrario per i protagonisti della vicenda, che se confermata avrebbe qualcosa di macabro, è stato disposto soltanto il trasferimento ad altri reparti, un provvedimento soft, volto ad evitare di sollevare qualsivoglia tipo di polverone. Contro Riboni, secondo cui “non c’è giusitificazione che tolleri superficialità, scherzi, battute e quant’altro” nei confronti dei pazienti, si è invece scagliato un sindacato di infermieri, il Nursid, che ha tuonato:”La vicenda era inventata e la gara mai avvenuta, ora è dimostrato. I fatti si basavano su dichiarazioni false. Adesso chi pagherà i danni di immagine al Pronto Soccorso all’ospedale San Bortolo e all’intera città?”. Dovrebbe essere proprio Riboni, primario descritto da Stella come temuto e rispettato proprio in quanto persona che non le manda a dire. Eppure sarà lui, che all’apparenza ha difeso la dignità dei pazienti, a restare a casa senza lavoro; gli altri, coloro che sghignazzavano alle spalle dei malati, se la cavano con un richiamo, e con un trasferimento da un piano all’altro, nella stessa struttura…