Mauro Esposito, una storia triste e relegata nel dimenticatoio se non fosse per qualche trasmissione – oggi Storie Vere – e qualche politico come Stefano Esposito che si è preso a cuore la situazione di questo imprenditore minacciato dalla mafia calabrese, l’ndrangheta, ormai da anni. In un’intervista di di metà luglio alla Stampa, Mauro Esposito ha voluto drammaticamente raccontare alcuni frammenti della propria vita: «La mia vita personale, familiare e professionale sono state stravolte, distrutte, pagherò quello che devo ma chiedo mi vengano rimborsate o scontate mora e interessi», chiedeva nel suo appello allo stato assieme al membro della commissione Antimafia, Stefano Esposito. Una storia davvero incredibile, ovviamente in negativo: «È incredibile – dice Esposito – io per pagare questo processo ho dovuto chiudere uno stabilimento in Oman, ho rivisto dei contratti per i miei dipendenti. Oggi garantisco lavoro per 20/30 addetti, ma potrei arrivare a cento». Quando lo Stato si renderà conto di questa storia? La speranza è che con l’appello di una parte delle Istituzioni si possa arrivare ad una conclusione positiva per quest’uomo già minacciata dalla mafia e ora in crisi anche per colpa della burocrazia.
La storia di Mauro Esposito sarà raccontata nel corso della nuova puntata di “Storie Vere”, la trasmissione di Rai 1 condotta da Eleonora Daniele. Al centro dell’appuntamento odierno, un tema delicato e spinoso, quello della ‘ndrangheta, il quale sarà affrontato in studio da Klaus Davi. Il giornalista ed opinionista parlerà di aggressioni e minacce da parte della famigerata organizzazione criminale, come quelle che hanno avuto per protagonista Mauro Esposito. L’imprenditore ed architetto 51enne di Caselle Torinese, titolare della società di progettazione Me Studio Srl, sta pagando a caro prezzo il coraggio avuto nel denunciare la ‘ndrangheta, vestendo i panni di testimone nell’ambito del processo San Michele, sulle infiltrazioni delle cosche nei cantieri della provincia di Torino. Nel 2006, come si legge sul sito del senatore del Pd Stefano Esposito, l’uomo fu incaricato di dirigere i lavori per la costruzione delle residenze San Carlo a Rivoli. Un progetto che sin da subito iniziò a far gola alle cosche che inviarono dure minacce a Mauro Esposito, ricevendo in cambio le sue denunce. Nell’ambito del processo in cui si costituì parte civile, il Tribunale ordinò all’imprenditore di restituire circa un milione di compensi percepiti poiché secondo una legge del ’97 una società come la Me Studio Srl non poteva lavorare per privati. Alla somma da restituire si aggiunse anche una cifra analoga richiesta dall’Agenzia delle Entrate e Inarcassa relativa a tasse ed oneri sulle medesime cifre che Esposito deve restituire e quindi inesistenti. Pochi giorni fa, Mauro Esposito è stato il protagonista di una ulteriore beffa: con una lettera, Inarcassa ha chiesto il pagamento degli arretrati entro 30 giorni pena il pignoramento – e quindi la chiusura – della sua azienda. Dopo le denunce alla ‘ndrangheta e le conseguenze subite, Mauro Esposito ha ottenuto ampia solidarietà da parte di molti amministratori e politici, tra cui lo stesso senatore del Pd Stefano Esposito, il quale ha dichiarato in merito alla storia dell’imprenditore: “Inarcassa con questo atteggiamento si qualifica come soggetto che non lavora per combattere la mafia, anzi si potrebbe dire che la fiancheggia […] Chiamerò il presidente nazionale e vedremo se riuscirò a fargli capire che un loro associato che ha denunciato la mafia va supportato, non affondato”. Lo stesso imprenditore, abbandonato dallo Stato, lo scorso luglio a La Stampa si era detto pronto a pagare quanto dovuto all’Agenzia delle Entrate, “ma chiedo che mi vengano scontate mora e interessi”, aveva dichiarato.