Tre ragazze arrestate in Francia: l’accusa è di aver progettato un attentato alla Gare de Lyon di Parigi. Secondo le prime indiscrezioni, una delle tre sarebbe la 19enne che aveva posteggiata una macchina carica di bombole di gas presso Notre Dame. Dunque una cellula vera e propria, inedita nel suo formato – tutte donne e molto giovani – che si preparava a una nuova serie di stragi nella capitale francese. Il ministro degli interni parlando di loro le ha definite fanatiche e radicalizzate e lo scopo dei loro attentati sarebbe stato quello di vendicare l’uccisione in Siria del ministro della propaganda dell’Isis, al-Adnani. Gli arresti sono avvenuti in un quartiere periferico della capitale, una delle banlieu dove vivono in maggioranza immigrati islamici. Una di loro, quella della macchina a Notre Dame ha anche reagito alla polizia ferendo un agente con un coltello.
Un marocchino di 26 anni e un algerino di 40 sono stati formalmente accusati dalle autorità austriache di essere collegati agli attentati terroristici di Parigi. L’accusa è quella di aver aiutato due altri sospetti estradati dall’Austria a arrivare in Francia e che in seguito avrebbero preso parte alle stragi che uccisero 130 persone. Si tratta di un pachistano di 35 anni e un di un altro algerino di 29 anni. Si pensa che i quattro siano arrivati in Europa lo scorso anno e si siano nascosti a Salisburgo.
Il possibile attacco alla diga di Mosul da parte dell’Isis sta creando scompiglio in diversi Paesi europei. Nelle ultime ore la Francia ha inviato in supporto la portaerei Charles de Gaulle per partecipare alla liberazione della roccaforte dello Stato Islamico sul suolo iracheno. La notizia proviene direttamente dalla Difesa francese, come riporta Askanews, unitamente ad una squadra di artiglieri dotata da cannoni con una portata di 40 km. La partenza è prevista per la fine del mese e sarà la terza mssione che la portaerei affronterà contro l’Isis. Nel frattempo è allarme anche in Siria, dove sono 73 i gruppi umanitari che hanno deciso di sospendere la comunicazione con l’ONU. Ci sarebbe infatti il sospetto che le operazioni di soccorso e sostegno possano essere state influenzate dal Presidente Bashar al-Assad. Questa è la denuncia scritta dai gruppi in una lettera inviata lo scorso giovedì, dove si specifica che “tutta la Siria è soggetta ad un meccanismo di condivisione delle informazioni” con l’ONU. I firmatari, riporta Al Jazeera, avrebbero inoltre chiesto che venga aperta un’indagine trasparente sull’impatto politico che il governo siriano ha sui protagonisti umanitari. Secondo i gruppi, l’ONU sarebbe compiacente e non avrebbe impedito al governo siriano di bloccare gli aiuti diretti alle aree dei ribelli. Rimossa inoltre l’assistenza medica sui convogli ed emarginati gli operatori umanitari per un motivo solo politico.