Sono state ore di paura e di terrore quelle che si sono susseguite in Brasile a causa della rivolta nel carcere di Manaus, all’interno della foresta amazzonica: 60 detenuti sono morti all’interno del complesso penitenziario Anisio Jobim – uno dei più duri dello Stato – in seguito a una vendetta tra gang rivali. Protagoniste della sanguinosa guerra sembra siano state le gang Familia do Norte e Primeiro Comando da Capital: almeno sei persone sarebbero state decapitate (i corpi sono stati poi gettati all’esterno del carcere) mentre altre sarebbero state bruciate vive. La prigione è stata tenuta ostaggio dei detenuti per diverse ore, così come le guardie carcerarie presenti all’interno della struttura: la situazione è stata pacificata solo dopo molto tempo, quando è intervenuta la polizia militare. Almeno venti prigionieri erano riusciti a evadere, ma sono stati catturati poco dopo nei boschi. Sembra che un’altra rivolta si sia estesa anche al carcere di Antonio Trindate, che si trova sempre all’interno della stessa struttura, ma per adesso non ci sono fonti ufficiali a testimoniarlo dato che i giornalisti sono tenuti alla larga dall’edificio.
In seguito alla rivolta al carcere di Manaus le famiglie dei detenuti si sono subito accalcate all’esterno dell’edificio per avere notizie dei propri cari. Il quotidiano La Repubblica riporta la testimonianza di una donna che si trovava all’interno della prigione di Anisio Jobim quando i detenuti hanno dato il via alla carneficina. “Era pomeriggio tardi e con altri parenti stavamo incontrando i detenuti. Abbiamo sentito esplodere alcuni colpi di arma da fuoco che sono diventate raffiche. Poi sono iniziate le urla. Ci hanno fatto subito uscire. Non ho visto nulla. Sono andata all’Istituto di medicina legale per avere notizie più precise. Ci sono quei corpi senza testa buttati fuori dal carcere e ognuno di noi teme che possano appartenere ai nostri mariti, figli, fratelli. Purtroppo, nessuno dice niente e non si sa nulla di più preciso”. La Familia do Norte e il Primeiro Comando da Capital – che sembra siano le responsabili della carneficina – sono due delle gang brasiliane più crudeli e attive dello Stato: la prima ha in mano il narcotraffico ed è la diretta rivale della seconda, tanto che nel 2016 hanno dato il via a una guerra cruenta nella quale dovette intervenire anche il Governo. Il Primeiro Comando de Capital è l’organizzazione criminale più numerosa del Brasile e conta 13mila membri, di cui almeno 6mila in carcere.