Si torna a parlare del caso di Fortuna Loffredo, la bambina precipitata da quello che la cronaca italiana ha ormai ridefinito il “palazzo degli orrori” di Caivano. Dopo la testimonianza resa in aula da Massimo Bervicato, che ha di fatto scagionato Raimondo Caputo, sostenendo che nel momento della caduta della piccola Chicca l’imputato “Titò” si trovava in cortile e in una posizione dalla quale non poteva scorgere il corpicino della bambina, sembra avvalorare la tesi del papà della vittima, che si è sempre detto convinto dell’innocenza del Caputo. Si spiega così la decisione di rinunciare alla costituzione di parte civile di Pietro Loffredo, detenuto all’epoca dei fatti, che come sottolineato da Il Mattino è convinto che gli “orchi” di questa oscura vicenda siano in realtà l’ex convivente della mamma di Fortuna, la sorella dell’uomo, e la madre dei due, la donna che nascose la scarpetta di Fortuna. Ad accomunarli il fatto che tutti e tre abitassero all’ottavo piano del palazzo degli orrori, lo stesso da cui è precipitata la povera Chicca.
Il caso relativo alla piccola Fortuna Loffredo, la bimba di sei anni morta il 24 giugno 2014 dopo essere precipitata dal terrazzo del palazzo in cui viveva, continua a regalare nuovi eclatanti colpi di scena. L’ultimo, secondo il quotidiano Il Mattino, potrebbe addirittura scagionare Raimondo Caputo, detto Titò, ovvero l’uomo attualmente a processo ed accusato dell’omicidio e delle violenze a carico della piccola “Chicca”. Oltre ai dubbi del padre di Fortuna, Pietro Loffredo, il quale avrebbe puntato il dito contro tre inquilini del “palazzo degli orrori” di Caivano, ora anche Massimo Bervicato, detto “chiappariello”, con la sua testimonianza potrebbe cambiare le carte in tavola. “Caputo era giù nel cortile e Claudio Luongo da dove si trovava non poteva vedere il corpo di Chicca”, ha ammesso il testimone, nonché la prima persona giunta accanto al corpo di Fortuna Loffredo dopo il volo mortale. L’uomo ha pronunciato queste importanti parole nel corso dell’ultima udienza del processo e che vede imputati, oltre a Raimondo Titò Caputo anche la sua ex compagna Marianna Fabozzi, accusata di aver taciuto le violenze dell’uomo anche nei confronti delle sue figlie. Dalla sua testimonianza emergerebbe, dunque, un’altra verità: Titò, a sua detta, quando Fortuna Loffredo precipitò dal palazzo al parco Verde di Caivano, era in strada insieme alla sua bambina. Tale circostanza, tuttavia, non era mai stata riferita agli inquirenti nel corso degli interrogatori che hanno caratterizzato le indagini preliminari ma sarebbe emersa per la prima volta solo durante il processo. In aula, incalzato dalle domande dell’avvocato di parte civile, Angelo Pisano, il testimone ha smentito le parole di Carmela Luongo (sorella di Claudio, ex convivente di Mimma Guardato, la mamma di Fortuna Loffredo). La Luongo, al cospetto della Corte d’Assise di Napoli aveva asserito che il fratello aveva visto il corpo di Chicca da un’altra posizione. E’ questo che il testimone Bervicato avrebbe ora fortemente smentito: il corpicino della bambina non poteva essere visto poiché nascosto dalle colonne del porticato. Parole durissime, quelle del teste, e che oltre a gettare nuova luce sul caso di Caivano hanno anche scatenato inevitabilmente le reazioni degli avvocati di parte civile e dei difensori dei due imputati a processo, oltre che dello stesso pm. Raggiunto da un fuoco di domande, alla fine il testimone ha evidenziato alcune incongruenze e così l’avvocato Pisani ha richiesto alla Corte un esperimento giudiziario sul luogo del ritrovamento del corpo della bambina. Tanta la rabbia anche da parte di Pietro, papà di Fortuna Loffredo, allontanato dall’aula mentre continuava a ripetere, urlando, “I veri assassini sono fuori, che razza di giustizia è questa?”. Alla luce delle nuove rivelazioni, il giallo appare più che mai complesso e ancora lontano dalla verità.