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Home » Cronaca » HOTEL RIGOPIANO/ Non basta il miracolo dell’albergo a salvare Marinelli padre e figlio

  • Cronaca

HOTEL RIGOPIANO/ Non basta il miracolo dell’albergo a salvare Marinelli padre e figlio

Fabio Capolla
Pubblicato 21 Gennaio 2017
terremoto_neve_rigopianoR439

Immagini di repertorio (Foto: LaPresse)

A Rigopiano si scava ancora: 10 sono stati trovati vivi. L'albergo riempie i primi piani delle news, ma nasconde altri drammi in tutta l'area colpita da terremoto e neve. FABIO CAPOLLA

Sarebbe troppo bello, troppo facile iniziare raccontando delle persone trovate ancora in vita nelle rovine dell’albergo di Rigopiano, travolto e distrutto da una slavina staccatasi dal Gran Sasso.

No, ne parleremo in seguito, con letizia. Invece il pensiero inizialmente va a Mattia Marinelli, 23 anni, e a suo padre Claudio, Claudio Marinelli, 50 anni. Sono morti assiderati, sulle montagne del Teramano. Il corpo del padre era a poca distanza da quello del figlio, in una piccola scarpata piena di neve ghiacciata, oltre il ciglio della strada comunale, a circa due chilometri da Poggio Umbricchio, frazione di Crognaleto, da dove padre e figlio si erano allontanati per comprare del carburante, necessario per far funzionare il gruppo elettrogeno e far fronte ala mancanza di energia elettrica. Non sono riusciti a fare ritorno a casa. La loro macchina era stata ritrovata qualche ora prima lungo la strada, lasciata lì, forse perché in panne. Il freddo, come purtroppo avevamo previsto, comincia a segnare le sue vittime. In serata i carabinieri di Teramo e di Valle Castellana, intervenuti insieme alle squadre di soccorso a Rocca Santa Maria per portare aiuti a delle persone rimaste isolate hanno rinvenuto senza vita, in una stalla, Luigi Poeta, un uomo di 74 anni nella frazione di Faiete. La causa più probabile è l’avvelenamento da monossido di carbonio. Accanto al corpo dell’anziano, c’era anche quello del suo cane. Qualche metodo improvvisato nel tentativo di scaldarsi lo ha ucciso.


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Manca la luce da cinque giorni in centinaia di frazioni ancora isolate dalla neve, irraggiungibili anche con i telefoni cellulari e con quelli fissi. Chi chiama Telecom e le compagnie di rete mobile si sente rispondere che si sta lavorando, ma di risultati non se ne vedono. Manca la luce, e la protesta della gente abruzzese monta contro le dichiarazioni rilasciate durante la trasmissione televisiva “Porta a Porta” da parte dei vertici Enel che hanno sminuito quello che è un dramma, che hanno parlato di utenze ancora disattivate e non di persone, di famiglie, di anziani e di malati che vengono nascosti sotto il termine di “utenza”.


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Il presidente del Parco nazionale Gran Sasso e Monti della Laga, Tommaso Navarra, ha voluto personalmente farsi accompagnare a bordo di una motoslitta, per raggiungere alcune frazioni di Isola del Gran Sasso, ancora isolate, in montagna. Accompagnato da sanitari del 118, per portare qualche fetta di pane, latte e biscotti, e carburante per i gruppi elettrogeni a quelle famiglie che adesso vivono letteralmente fuori dal mondo. Ha ricevuto in cambio sorrisi, abbracci, pianti, ha toccato con mano tanta disperazione. 

L’elenco di strade chiuse, di piccoli paesi ancora isolati sarebbe lungo da fare. Le ore, i giorni trascorrono e le angosce di amici e parenti aumentano. Tante cose che potevano essere fatte non sono state fatte. Nonostante l’impegno di vigili del fuoco, soccorso alpino, tanti volontari la burocrazia sta uccidendo la gente. Nel senso vero del termine. Nel parcheggio dello stadio di Teramo sono arrivati con due autoarticolati decine di gruppi elettrogeni, quelli grandi, potenti, che si utilizzano anche per i concerti. Una volta arrivati sono rimasti lì, senza alcuna destinazione. Nessuna sapeva dove portarli, a chi destinarli. E a tanta gente potevano essere utili. Anche di quest’incapacità organizzativa si parlerà a posteriori, per vedere chi sono i responsabili di gestione dell’emergenza che si sono dimostrati incapaci. Ieri mattina erano arrivate 15 turbine di sfondamento, altre 4 in serata e due oggi giungeranno dalla Svizzera. Meglio tardi che mai.


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Ma ci sono anche le notizie belle, quelle che fanno parlare di miracolo anche chi è poco avvezzo con la preghiera. Perché ritrovare dieci persone vive sotto l’albergo di Rigopiano, dopo che erano stati ritrovati i primi due cadaveri, dopo che lo sconforto in molti stava prendendo il sopravvento, è proprio un miracolo. Per i soccorritori, decine e decine che si danno il cambio per lavorare ininterrottamente 24 ore al giorno, con il rischio di rimanere a loro volta coinvolti in possibili ulteriori slavine, è il riconoscimento che il loro impegno è veramente un servizio alle persone. 

“Non le loro parole, ma i loro visi la gioia più immensa quando li abbiamo ritrovati”. Queste le parole di un finanziere che ha partecipato ai soccorsi subito dopo il loro ritrovamento. E quando un bambino è stato portato fuori dall’inferno dell’albergo lacrime e carezze sono partite da Rigopiano per invadere il mondo, con un video che in pochi minuti è diventato preda di chi riscopre sentimenti che nel quotidiano sembrano essersi assopiti, e non poco. Tre bambini sono stati estratti vivi dai vigili del fuoco nel tardo pomeriggio di ieri dopo oltre 40 ore. Tra loro anche Ludovica Parete, figlia del cuoco, Giampiero, sopravvissuto fin dal primo momento alla tragedia, quello che aveva dato l’allarme inascoltato del crollo dell’albergo. Prima di loro erano stati salvati la moglie e l’altro figlio. “Voglio i miei biscotti”: questa la prima richiesta di Ludovica, 6 anni. Lo ha raccontato Quintino Marcella, amico e datore di lavoro di Giampiero, che ha parlato al telefono con lei. “Ha chiesto i suoi biscotti, i suoi preferiti. La bambina sta bene. Certo, la famiglia Parete è provata, ma Gesù ha riconsegnato loro quello che hanno seminato, perché sono delle persone stupende”. “Non ci credevamo più, non ci speravamo più”, ha detto Adriana Parete. 

Almeno dieci le persone vive, alcune recuperate nel corso della notte, con i parenti dei dispersi fuori dall’ospedale di Pescara per sapere se tra chi è sopravvissuto c’è un proprio caro. All’appello ne mancano ancora diversi ma a questo punto la speranza ha superato i timori in molti parenti.

Ad attivare le ricerche in una zona della slavina è stato un acre odore di fumo. I sopravvissuti erano riusciti a trovare una zona della cucina dell’albergo che non è rimasta schiacciata dal peso della slavina, il solaio ha retto, e la neve, per assurdo, ha fatto opera di difesa. All’interno si sono riuniti, c’era cibo a disposizione ed è stato acceso un fuoco per scaldarsi con il materiale che c’era intorno.

Le ricerche non hanno mai smesso di operare, la situazione climatica è ancora complicata e le previsioni ridanno neve tra oggi e domani. Il terremoto sembra aver concesso una tregua, centinaia le scosse registrate ma tutte di lieve entità. Non c’è però da stare tranquilli. Non sorprenderebbe se nelle zone colpite dai terremoti del 18 gennaio si verificasse una scossa di intensità pari o superiore a quelle avvenute. “Non sappiamo quanta possa essere l’energia ancora da liberare, ma è più che legittimo dire che non è da escludere un evento più importante, ma non è possibile dire quando”, ha detto il presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Carlo Doglioni.

Anche a Rigopiano, non bisogna dimenticare, si piangono le vittime, quattro sino ad ora e si spera che possa essere il dato definitivo. A questo si aggiunge la satira di cattivo gusto. Mentre in molti come foto profilo sui social network stanno mettendo “I love Abruzzo”, ci riprovano quelli di Charlie Hebdo, non contenti della pagina fatta il 24 agosto per il terremoto nelle Marche. Questa volta la vignetta rappresenta un volto della morte, sugli sci, con le falci al posto dei bastoncini. La battuta in francese dice “Italia: la neve è arrivata. Non ce ne sarà per tutti”. Ogni commento è superfluo.


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